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Nelle puntate precedenti: i tempi lunghi di questa guerra, decreto Ucraina, il sussulto no armi di Giuseppe Conte, Ius Scholae, patto per Napoli e Draghi che chiama Putin al telefono, basta talkshow, oh. clic.
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Pace o condizionatori, sarebbe stato un bellissimo titolo per questa newsletter, maledetto Draghi che m’hai battuto sul tempo. Attenzione, non che io avessi pensato in anticipo a uno slogan così bello, semplicemente glielo invidio. Resta però uno slogan, una riduzione di pensiero per spiegarci un concetto complesso, e il suo utilizzo da parte del premier mi ha stupito. Anche e soprattutto in virtù di com’era finita la scorsa settimana. Immagino che abbiate visto tutti le immagini di Bucha e dello sterminio di civili operato dai russi sulla via della ritirata da quella città (36 mila abitanti circa).
A guardarle di domenica sera, trasmesse ovunque, mi han fatto effetto perché non sono riuscito a ricondurle a niente che abbia direttamente nella mia vita. Perché una cosa è osservare un filmato dell’Istituto Luce e un’altra è osservare le live su Twitter. Anche se non è terza guerra mondiale le immagini trasmettono quella sensazione lì. La differenza rispetto a quei tempi però è evidente: abbiamo piena contezza di quello che sta succedendo, quindi facciamo in tempo (noi in quanto comunità internazionale) a cambiare la storia.
Questa consapevolezza pone la classe politica, e anche la popolazione, a doversi schierare apertamente e ammetterlo una volta per tutte: l’unico modo per fermare questa guerra senza generarne una peggiore è completare l’embargo economico della Russia. Non comprare più energia. Altrimenti la nostra sensibilità è del tutto andata. So benissimo che tante guerre e tante altre crisi globali infiammano il mondo, anche molto vicine a noi come quelle del nord Africa, ma qualcosa in questo caso è, in senso iconografico, diverso. Se noi sopportiamo queste immagini ora per paura di toccare i nostri consumi allora siamo finiti.
Ho pensato questo oltre al fatto che anche per Putin l’assenza di una reazione sarebbe un’ammissione di sudditanza da parte europea, e uno sprono a fare peggio. Tutti i dittatori in fin dei conti hanno questa cosa in comune: se fanno male e nessuno reagisce loro proseguono a spostare il limite delle loro azioni.
Lo slogan non basta
Venerdì la presidentessa della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è recata a Kiev in visita al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e poi anche a Bucha. Una visita che rappresenta anche l’intenzione dell’UE, ovvero insistere di più sulle sanzioni. Innanzitutto la Commissione, che è l’organo esecutivo dell’Europa, ha bloccato l’importazione di carbone dalla Russia. Poi il Parlamento europeo, organo legislativo, ha proposto la chiusura totale, per la quale si rinuncerebbe anche a gas, petrolio e combustibile nucleare.
Ecco perché sono rimasto spiazzato dalle parole di Draghi. Invece delle semplificazioni questo è il momento di parlare chiaro e rispondere a delle questioni pratiche: quanto sopravviviamo senza il gas russo? Sono sicuri gli altri paesi dove andremo a prendere il gas mancante? Quanto costa questa transizione? Qualcuno perderà il lavoro? E così via. Tutta una serie di questioni del tutto lecite. Ammesso che davvero si porti a termine l’embargo, e vista l’opposizione di paesi come la Germania risulta difficile crederci, bisognerebbe che ci arrivassimo consapevoli delle conseguenze, che certo ci saranno.
Aggiungo che all’Ucraina in settimana sono arrivati anche altri milioni di dollari in aiuti militari e dei carri armati. L’Italia ha espulso 30 diplomatici russi, l’Europa in tutto 200. Stati Uniti, Usa e Australia coopereranno per sviluppare armi ipersoniche.
La guerra sullo sfondo
Intanto da noi il terrore resta sullo sfondo. Il vero e proprio genocidio che sta perpetrando l’armata russa nelle città ucraine (si crede ragionevolmente che i crimini di Bucha vengano ripetuti in misura ancora peggiore in altre città di cui purtroppo al momento si hanno poche notizie, come ad esempio Mariupol). Di fronte a tutto questo si resta confusi dal sentire che parte del dibattito pubblico italiano verta sul dimostrare o meno che i russi siano davvero gli autori di quelle uccisioni. Non dev’essere solo un problema della nostra informazione se molte testate internazionali hanno scritto pezzi dimostrando le bugie della propaganda russa, che finora non ha ammesso nessuna colpa.
Parte della stampa sta avendo un atteggiamento indegno pubblicando articoli dalle tesi palesemente complottiste. In tv ci sono i talk dove pure continuano a prosperare idee disturbanti su questa guerra. Chi ha il potere di decidere a chi dare in mano il megafono è, anche stavolta, interessato solo allo scandalo, alla teoria controversa e improbabile che però vende di più. Il tutto nel nome di un pluralismo di voci falso e sgamato.




Finanza
In settimana il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Def (Documento Economia e Finanza). La crescita è rallentata di 1,6 punti sul PIL, cioè non più 4,7% ma 3,1% rispetto allo scorso anno (non stiamo galoppando, detta in parole semplici, considerato che l’anno scorso il covid ha continuato ad avere un forte impatto). Ovviamente questo è un effetto imputabile alla guerra. Nel documento poi ci sono dei fondi stanziati per il caro bollette, 5 miliardi che i sindacati non ritengono sufficienti. Al documento saranno connessi oltre 10 decreti legge, pertanto più avanti (quando sarà discusso in parlamento) ne sviscereremo i punti.
Altre notizie
Storia bellissima di una rivista per corrispondenza: Lucciole.
Biliardino ❤️.
La Lituania, per esempio, ha fatto a meno del gas russo. Stima.
Ma che casa ha Giampiero Mughini?!
Poche donne ai vertici del settore STEM, e il problema non è la matematica.
Il Tweet

Alexey Navalny, l’oppositore che è stato avvelenato da Putin, ha raccontato su Twitter cosa ha sentito alla tv pubblica russa (la nostra RAI1) sui fatti di Bucha. In pratica si da la colpa alla propaganda della Nato. Il presidente americano Biden ha chiamato Putin “butcher”, macellaio, preparando linguisticamente il campo alla strage di Bucha. Secondo questa tesi l’assonanza tra questi due termini sarebbe voluta e dimostrerebbe il fatto che si tratta di un piano dell’occidente per screditare la Russia. Questo è il livello della disinformazione di Stato lì, al momento.
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