E l'omo?!
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Negli ultimi giorni m’è tornata alla mente una scena di Berlinguer ti voglio bene, uno dei primissimi film di Benigni, consigliatissimo poiché veramente bello. In questa fetta di provincia fiorentina, a fine anni ‘80, si racconta della vita del giovane Mario Cioni e degli amici che frequenta. Nella scena che ho in mente (video sotto) si vede una specie di circolo (una balera forse), gente semplice di tutte le età che gioca al bingo, Cioni fa la tombola e si può passare ad altro: dibattito sul ruolo della donna. Il tema è, così come enunciato: “Pole la donna permettisi di pareggiare con l’omo?”.
Da notare innanzitutto che Cioni (Benigni) s’alza per ritirare il premio della tombola, un quadro ritraente una donna nuda che gli viene consegnato proprio davanti a queste due ragazze, che rappresentano la quota femminista del dibattito. Comincia la discussione e prende parola un uomo nella platea, s’alza e dice: “ho seguito un po’ la questione, le donne incazzate e via e via. Ma ‘nsomma, la donna la donna la donna, e l’omo?”.
Mi perdoneranno i toscani per la trascrizione che non rende bene la musicalità della battuta, ma il punto è un altro. Il punto è che ancora oggi siamo fermi a quella roba lì, a sminuire il dibattito (pubblico) sulle questioni di genere, sul ruolo della donna nella società, per via di un certo egocentrismo maschio. Credo che non bisogni essere frequentatori di spogliatoi del calcetto per farci caso, basta accendere la televisione. Prima o poi qualcuno ci tiene sempre a sottolineare che no, non tutti gli uomini sono assassini. Si sta lì a rimuginare sul perché di doverci mettere in discussione per il gesto estremo compiuto da un altro. Nella distanza che passa tra noi e lui questo “altro” diventa il folle, il pazzo, una roba lontana anni luce che non ci riguarda. Il suo gesto finisce per rientrare in una questione statistica.
Chiaramente non è così, e proprio la statistica ce lo conferma. Proviamo a ragionare su alcuni dati: per numero di omicidi pro-capite (in rapporto alla popolazione) l’Italia è agli ultimi posti d’Europa, quindi può dirsi un paese più sicuro degli altri. Negli omicidi sono compresi anche i femminicidi, per cui vale lo stesso discorso, ma c’è un però: negli anni ‘90 in Italia il numero degli omicidi era molto superiore a quello odierno, e per ogni donna uccisa vi erano 5 uomini colpiti da morte violenta. In trent’anni la nostra società è diventata meno violenta, grazie a politiche e leggi pensate apposta, e gli omicidi sono calati, ma non i femminicidi. Se prima il rapporto era 1 donna / 5 uomini, oggi siamo arrivati a 1 donna / 1,6 uomini.
Dunque nella nostra società è stata ridimensionata la violenza delle mafie, è diventato (quasi) inaccettabile risolvere diverbi e ostilità togliendo la vita all’altro, ma non se l’altro è una donna. Il numero dei femminicidi non cala, nel 2023 siamo arrivati a 106, circa l’85% di queste conoscevano il proprio carnefice poiché il delitto è stato commesso da familiari o (ex) compagni.
Questi numeri ci aiutano a capire la natura sistemica di questo fenomeno, che non nasce dalla follia di pochi ma dall’incuria di molti. Il risultato di non lottarvi contro, di non riconoscerlo come problema di tutti, è che non si sono fatti sufficienti passi in avanti.
E la politica?
In settimana la premier Meloni ha risposto mezzo social alla giornalista Lilli Gruber, che presenta il talk serale Otto e mezzo. Nella puntata incriminata la Gruber si domanda, e domanda ai suoi ospiti in studio, se quest’ultimo caso di femminicidio, quello di Giulia Cecchettin, vada inquadrato nella cornice di una cultura patriarcale. Da lì il passaggio alla politica, al governo in carica e al fatto che la Meloni, pure se donna, è immersa in quella cultura e il suo governo non interviene in modo efficace sulla prevenzione del fenomeno e non tutela i diritti delle donne. Chiaramente questa tesi viene argomentata in modo vario, a partire dal fatto che la premier vorrebbe che ci si riferisse a lei come “il premier”, fino al rifiuto della maggioranza di portare l’educazione sessuale nelle scuole. Questa è stata la risposta di Meloni:
Con tutto il rispetto per la famiglia della premier, questa foto non risponde in nessun modo all’accusa di rappresentare una società maschilista. La Meloni lo sa ma usa comunque questa immagine per mandare una sorta di messaggio subliminale, auto-assolutorio e un po’ terra terra: sono donna, la prima eletta premier, cos’altro dovrei fare di più?
Lasciando perdere l’esegesi dei post di Meloni, uso questa piccola polemica per venire alle risposte concrete arrivate dal governo. In primis l’approvazione del ddl contro la violenza di genere (anche detto ddl Roccella dal nome della ministra della Famiglia), che è già legge (il provvedimento era già in lavorazione da tempo). Il decreto inasprisce le misure di protezione preventiva, quindi agisce su quei casi in cui c’è già stata una denuncia. Nello specifico vengono rafforzate le norme del Codice Rosso per la tutela delle vittime di violenza e le norme di prevenzione (ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento).
L’altra risposta, e questa per ora è solo un’idea, è il piano Valditara (ministro dell’Istruzione). In questo caso si parla di educazione affettiva (il nome del piano è infatti “Educare alle relazioni”) e il progetto prevedrebbe per gli studenti delle superiori un certo numero di ore extracurriculari per partecipare, in modo facoltativo, a gruppi di discussione per parlare, appunto, di affetti e relazioni assieme a un insegnante. Il piano sembra ancora molto fumoso, ad esempio nella conferenza di presentazione il ministro ha parlato di 30 ore totali, ma questo dato non è riportato nella bozza. Insomma c’è l’idea, ancora non troppo strutturata, e c’è il dubbio che rendere tutto facoltativo (partecipazione a scelta in primis delle scuole, poi dei genitori, e poi anche dei ragazzi) possa limitare l’utilità del progetto.
Contestualmente però è venuto fuori che il coordinatore di questo piano sarà Alessandro Amadori, psicologo consulente del ministero dell’Istruzione. Una scelta ampiamente contestata da quando è emerso che nel 2020 Amadori ha scritto un saggio titolato La guerra dei sessi, in cui di fatto ridimensiona la gravità della violenza di genere sulle donne contestualizzandola in una sorta di scontro fra sessi. Per intenderci riprendiamo una delle frasi più riportate del libro: “Ma allora, parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è “sì”, cioè che anche le donne sanno essere cattive, più di quanto pensiamo”. Insomma, non si sarebbe potuto scegliere un profilo migliore 👏.
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Neo-casalinghesimo e femminismo.
Un’artista italiano e le sue copertine per il New Yorker. (ENG)
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Confermato il bonus psicologo per isee fino a 50mila euro.
Il Post
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