Mano a mano
Nelle puntate precedenti: quanti premier italiani ha visto la Regina Elisabetta II? Troppi, l’unico effettivo confronto elettorale è stato quello del Forum Ambrosetti, tutti i partiti hanno basato i programmi su promesse non sostenibili, la discussione sul tetto del gas.
Sigla
La poletichetta della settimana dice molto sull’alcuni usi inconsueti del nostro paese. Contesto: approvazione del decreto Aiuti bis al Senato, l’ultimo voto di quest’aula del parlamento sotto il governo Draghi. La legge deve passare alla Camera per l’approvazione definitiva.
Il decreto Aiuti bis è una maxi-legge, ovvero un corposo elenco di provvedimenti che interviene su tanti aspetti. Con questa disposizione il governo stanzia 17 miliardi di euro che andranno soprattutto al sostegno di imprese e famiglie rispetto alla crisi energetica. Uno dei punti che danno più da pensare di tutto il DL è la parte che sancisce l’impignorabilità delle pensioni sotto i mille euro. Un po’ come dire che si sa che i tempi duri sono alle porte e bisognerà fare qualcosa per i meno abbienti. (Qui altri punti del decreto)
In mezzo a questo contesto di scarsità qualcuno nota che nel testo c’è un nuovo emendamento che ha tolto il tetto per gli stipendi dei funzionari pubblici a 240 mila euro. L’emendamento, impopolare e quindi di quelli che ti fanno perdere voti, lo ha firmato Forza Italia ed è stato riformulato dal governo prima dell’approvazione. Nemmeno il tempo che si diffonda la voce che tutti passano all’indignazione, a cominciare da Mattarella e Draghi. Intanto tutti prendono le distanze dall’emendamento, compreso tutti i presenti della commissione Finanze (l’organo che stava esaminando la legge) che hanno votato all’unanimità il testo. Andavamo di fretta, non c’era tempo, lo avevamo ritirato ma poi è ricomparso, con una manciata di scuse i partiti di maggioranza se ne sono lavati le mani. Infatti questo è proprio il sistema della “manina”, quella piccola aggiunta che può o non può passare inosservata, ma di cui sicuramente alla fine non verrà mai fuori il proprietario.
Morale della favola il governo ha inserito una deroga a questo emendamento cambiando nuovamente il testo. Quindi questo prima andrà alla Camera come detto, poi dovrà tornare ancora una volta al Senato per l’approvazione definitiva. Il tetto resta, dunque, giustizia è fatta, ulteriore tempo è stato perso, non ci sarà mai alcun responsabile dichiarato. E con le mani ciao ciao.
Rubli in my pocket
Altro mistero della settimana è stato il rapporto pubblicato dall’Intelligence americana che accusa la Russia di aver finanziato con 300 milioni di dollari partiti di decine di paesi. Nel report però sembra che non siano stati fatti nomi, osservatori esperti fanno notare che fa parte del gioco delle parti che gli americani lancino quest’allarme per screditare tutte le forze politiche vicine, o sospettate di essere vicine, a Putin. D’altro canto è plausibile che la Russia abbia davvero effettuato questi finanziamenti? Assolutamente sì.
Queste accuse, seppur non specificamente dirette, hanno sollevato il dibattito in Italia dove è soprattutto la coalizione di destra a essere stata accusata di avere legami troppo stretti con il Cremlino. Probabilmente non è stato un caso il fatto che Alfonso D’Urso, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) e senatore di Fratelli d’Italia, durante l’annuncio del rapporto si trovasse proprio in visita negli Stati Uniti. Per sottolineare il carattere tarallucci e vino di questa storia D’Urso ha mostrato alla stampa questo biglietto consegnatogli da un ex ambasciatore USA in cui si assicura che il suo partito, Fratelli d’Italia appunto, non ha legami con la Russia. Quindi un rapporto che nessuno ha visto per lanciare l’accusa, un bigliettino per specificare che quel singolo partito non c’entra nulla. Tutto molto ufficiale.


Alla fine lo stesso Draghi ha chiuso la questione contattando il segretario di stato americano Antony Blinken e ricevendo la rassicurazione che l’Italia non è tra i paesi di questo rapporto sulle influenze russe.
Doppio gioco
Il fatto è che dire “partiti finanziati dalla Russia” fa subito fatto pensare ai partiti di destra italiani, i quali infatti sono stati i primi a minacciare querela contro chiunque li avrebbe associati a quelle accuse. Questo dei legami con la Russia è un nodo importante, forse ritenuto il più importante per vincere le elezioni. Il cdx italiano si sta spendendo molto per staccarsi il più possibile dall’etichetta degli amici di Putin, ma resta comunque innegabile un legame con le frange più conservatrici della politica europea.
Questa settimana il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che definisce l’Ungheria un’autocrazia elettorale, in parole povere un paese non democratico che non abbraccia i valori dell’UE. Non si tratta di un atto concreto bensì una sorta di ammonimento politico. Grave, sì, ma comunque ci sta. Si pensi ad esempio al fatto che il governo Orban (capo di stato ungherese) ha approvato in settimana una legge che obbliga le donne abortenti ad ascoltare il battito cardiaco del feto prima di procedere. L’Ungheria conferma di essere un paese a forte trazione conservatrice, non a caso uno dei più vicini alla Russia, e i deputati europei segnalano l’aggravarsi di questa situazione. Solo che gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti, certificando la vicinanza al premier ungherese.
Chiudendo il ragionamento, ecco perché la salita al potere di certi attori politici fa paura all’alleato americano e all’Europa tutta. Rispetto alla guerra in Ucraina, il tema più caldo su tutti, Giorgia Meloni ha sempre detto di essere d’accordo con l’invio di armi all’Ucraina, ma Salvini ha più volte sollevato i suoi dubbi in merito. Se tra un mese saranno questi ad andare al potere l’Italia sarà ancora un alleato affidabile?
L’importanza di conoscere questa risposta la vediamo in questi giorni sui terreni del nord est ucraino. Grazie agli aiuti militari ricevuti la controffensiva ai danni della Russia sta avendo effetto, secondo il premier Zelensky già 8mila km quadrati di terra sono stati sottratti all’invasore. La bandiera ucraina torna a sventolare a pochi km dal confine russo, questa è una buona notizia per i residenti rimasti sotto il controllo nemico, probabilmente anche quella che più idealmente ci avvicina alla fine del conflitto.

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Laura Pausini ha ragione, mi costa dirlo. Intervistata in un programma musicale spagnolo, a un certo punto le hanno chiesto di cantare Bella Ciao e lei s’è rifiutata poiché non disposta a cantare “canzoni politiche”. E proprio per questo ha ragione, perché è vero che in tutto il mondo Bella Ciao è una canzone che inneggia alla libertà e in Italia, invece, è una canzone fortemente connotata politicamente. Il fatto che un’artista decida di non impelagarsi in una storia tesa, considerato il periodo di campagna elettorale, è comprensibile. Il fatto che per un’artista italiano cantare Bella Ciao sia quasi una seccatura è una piccola triste vittoria per chi crede nei valori opposti di quella canzone.
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