Autodafé
Nelle puntate precedenti: arrestato l’ultimo padrino, ma sono più gli imbarazzi che la soddisfazione, muro contro muro tra governi e sindacati, aggiornamenti dalla tangentopoli UE, la bidella pendolare e altri miti e leggende.
Sigla
Settimana super intensa, tante notizie, sia dal paese che dagli esteri, tanti interventi e virgolettati, solo il PD sta steso di lato aspettando il colpo di grazia che, purtroppo, non si capisce chi o cosa debba infliggergli. Ribadiamo un concetto già espresso più volte: questo governo può farsi male solo da sé. Basti vedere il caso dei benzinai: con la categoria in sciopero e Fratelli d’Italia che aveva disatteso il promesso taglio delle accise, c’era materiale per le opposizioni. Non dico per far tremare il governo ma almeno per dare un po’ di fastidio.
Questa latitante presenza dell’opposizione si ripercuoterà con ogni probabilità anche nelle prossime elezioni: 12 e 13 febbraio, regionali di Lombardia e Lazio. 16 milioni di abitanti chiamati al voto, un test nazionale vero e proprio. Il cdx si presenta unito in entrambe le regioni: nel Lazio con Francesco Rocca e in Lombardia con il governatore uscente Attilio Fontana. Il PD invece ha diversificato: nel Lazio candida Alessio D’Amato con il sostegno del Terzo Polo (Calenda-Renzi), in Lombardia invece va con Pierfrancesco Majorino insieme al M5S (mentre il Terzo Polo ha candidato Letizia Moratti. Scelte che trasmettono chiarezza, insomma. Inutile dire che secondo i sondaggi la destra è avanti in entrambe le sfide elettorali. A livello nazionale va però segnalato che per la prima volta dalle elezioni Fratelli d’Italia ha perso qualche preferenza.
Carri armati
Gli alleati Nato hanno trovato l’accordo per l’invio di carro armati sul territorio dell’Ucraina. In totale si tratta di circa 45 mezzi blindati che saranno disponibili tra un due o tre mesi. Non si tratta di una variabile in grado di decidere la guerra, almeno non dal punto di vista della potenza militare. Fin da subito infatti la Russia aveva bollato la decisione come una scelta ostile nei confronti sovietici, al momento dell’ufficializzazione è partita la rappresaglia in forma di missili sulla capitale Kiev. In generale c’è stato un inasprimento della tensione tra i due blocchi contrapposti.
L’Italia farà la sua parte. La Camera dei deputati ha approvato definitivamente la conversione in legge del decreto “Ucraina”, che ha prorogato la possibilità per il governo italiano di inviare armi fino alla fine del 2023. Entro un paio di settimane il ministero della Difesa dovrebbe ufficializzare la prossima spedizione che dovrebbe comprendere anche droni.
Missione algerina
A proposito di Russia, il nostro paese ha sostituito i sovietici come principale paese erogatore di gas. L’Algeria è il nostro nuovo primo distributore, Giorgia Meloni vi è stata in visita ufficiale proprio questa settimana (un altro déjà-vu rispetto al governo Draghi). Durante l’incontro è stato siglato un nuovo accordo per incrementare le esportazioni di gas e realizzare un nuovo gasdotto per il trasporto anche dell'idrogeno. Secondo le intenzioni del governo l’Italia dovrebbe diventare il ponte tra il Maghreb e l’Europa per la distribuzione dell’energia.
Peraltro nella stessa settimana il ministro degli Esteri Antonio Tajani è stato in visita al Cairo, in Egitto, e per questo sabato (28) la premier Meloni sarà in Libia. Il tutto sembra tracciare l’intenzione di posizionare l’Italia come interlocutore principale con i paesi del Mediterraneo, anche se questa è un’intenzione che più volte è stata paventata anche da precedenti governi.
Caos giustizia
Un’altra breccia che si è aperta nel muro del governo è stata quella relativa alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Mentre il 19 gennaio veniva arrestato a Palermo il latitante Messina-Denaro, Nordio enunciava un discorso al Parlamento in cui invitava i colleghi a non essere supini nei confronti della magistratura. Negli stessi giorni si discuteva animatamente sull’utilizzo delle intercettazioni. Secondo Nordio questo strumento andrebbe fortemente limitato per evitarne gli abusi, come ha ribadito anche negli ultimi giorni portando il Procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, a specificare che proprio le intercettazioni sono state fondamentali per l’arresto del boss siciliano.
Il dibattito sulle intercettazioni in Italia verte, per semplificare, sempre su due punti: non se ne può limitare l’utilizzo ai magistrati per non togliere uno strumento utile alle indagini; poi queste finiscono puntualmente ai giornali, che nella maggior parte dei casi pubblicano indiscriminatamente (a prescindere dalla pubblica utilità) e gridano al bavaglio se si parla di limitazioni. Sta di fatto che, al netto di tutte le posizioni pro o contro, esiste già la riforma Orlando (d.lgs. n. 216 del 2017) che agisce sulla raccolta, la selezione, la trascrizione e la conservazione dei dati, rendendone più difficile la diffusione. Se da una parte Berlusconi sostiene il ministro, dall’altro Meloni abbozza e cerca di ricucire lo strappo con Nordio che proprio lei ha chiamato al governo. Ancora difficile dire quale sia la posizione dell’esecutivo sull’argomento Giustizia, diviso tra anime più o molto meno garantiste. La cosa sicura è che anche di quest’altra crepa nel centrodestra unito nessuno ne approfitterà.
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