Cambiano le mode
Nelle puntate precedenti: i benzinai hanno bisogno di farsi rispettare di più, è davvero colpa loro se la benzina è tornata a salire? Ma tanto non c’è nessuno a far da opposizione a questo governo, inquadratura stretta sui banchi del PD e suono di grilli sullo sfondo.
Sigla
Cosa si potrà mai aggiungere sulla cattura dell’ultimo padrino? Le sensazioni a cui ci espone il racconto mediatico dell’accaduto sono più forti dei pensieri sull’accaduto stesso. Nel senso, per l’orgoglio nazionale in questo paese c’è sempre tempo e, logicamente, la cattura di Messina Denaro va salutata con l’alzata di bandiera. Resta però quel prurito dei maglioni vecchi, la coscienza che forse la gente in macchina che suona il clacson e grida bravi bravi ai poliziotti è una ritualità ormai, direbbe il poeta, cringe1. Purtroppo non è colpa di nessuno se tra l’inizio della ricerca e la scoperta del ricercato sono passati i tempi e le mode. Oppure è proprio il caso in sé a suggerire un atteggiamento più dimesso. Siamo a sabato e i “covi” del Messina Denaro in quel di Campobello di Mazzara sono già 3. Trasferito al carcere dell’Aquila, non si è presentato per il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Le domande che si porta dietro la sua cattura (fino a che livello si spingono gli agganci del boss?) sono probabilmente più di quelle a cui risponderà. Addirittura, e se ci pensate è normale, torna in auge il tema etico sulle cure e le condizioni del detenuto: fino a che punto è giusto tenere in isolamento un uomo di 60 anni e con un tumore al colon? Il contorno, dunque, è interessante quanto se non più del primo piatto.
Certo il senso della vittoria di questa battaglia resta, e il governo Meloni (che ha cercato di intascarsi più merito possibile rispetto alla faccenda) riscuoterà i suoi dividendi. La cattura di Messina Denaro, al netto di tutti i se, rappresenta un successo (per chi ha condotto le indagini). E questo retrogusto amaro, che conosciamo bene, prima o poi passerà per questo e tornerà per altro.
Governo e sindacati
In settimana si è tenuto un altro incontro tra i sindacati dei benzinai e i rappresentanti dell’esecutivo, ma non è servito a sbloccare la situazione di blocco tra le parti. Per ora è confermato lo sciopero del 25-26 gennaio, durante il quale dovrebbero comunque essere garantiti i servizi essenziali.
I benzinai sono ancora in disaccordo per il provvedimento che li vede costretti a mostrare il prezzo medio nazionale del carburante. A tal proposito ci sono state delle modifiche al disegno di legge: l’obbligo di comunicazione del prezzo sarà settimanale (e non più giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omesse comunicazioni settimanali nell’arco di 60 giorni. L’eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni). Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200€ a un massimo di 800€ a seconda del fatturato dell’impianto (prima raggiungevano i 6000 euro).
Aggiungiamo che anche il tavolo inaugurale con i sindacati per parlare di riforma delle pensioni non è andato benissimo.
Aggiornamento tangenti UE
Ricordate l’indagine sul traffico di tangenti date dal Qatar ad alcuni funzionari UE? L’ex europarlamentare Antonio Panzeri, cui era stata ritrovata in casa una valigia con oltre mezzo milione in contanti, ha deciso di cominciare a collaborare. Non solo ha ritirato il ricorso contro la sua carcerazione, ma ha anche ammesso di aver dato 120mila euro a un altro eurodeputato, Marc Tarabella. Panzeri ha firmato un documento di intenti in cui si impegna a fornire nuovi informazioni alla procura, in cambio dovrebbe ottenere un solo anno effettivo di carcere.
Altre Notizie
Storia di un covo dove, quella volta, il boss non fu trovato.
Le eredità rappresentano almeno il 15% del PIL italiano.
Gli ultimi giorni di Mario Paciolla, cooperante ONU morto in Colombia nel 2020 in circostanze sospette.
La Corte d’appello della giustizia sportiva ha tolto 15 punti alla Juventus.
Il Tweet
In settimana ha avuto un certo risalto la storia di una bidella napoletana che lavora a Milano e che ha scelto di fare la pendolare. La motivazione sarebbero gli affitti milanesi troppo esosi, e diverse testate hanno inquadrato la notizia come l’ennesimo caso che racconta questi tempi invivibili. Ma la storia non tornava del tutto, va bene che gli affitti son cari ma anche i biglietti dell’alta velocità non scherzano. E infatti pare che alla fine tutta questa storia sia più che parzialmente inventata, la bidella a Milano non ci va, o non ci va tutti i giorni. Su Twitter è trend il bel hashtag #bidellapendolare, resta la curiosità di capire il perché di inventarsi una roba del genere.
Imbarazzante.