Che fai a Capodanno?
Nelle puntate precedenti: l’approvazione del decreto Aiuti Bis, Draghi non è più disponibile, i sospetti sui partiti italiani e i rapporti con la Russia, Di Maio si diverte a Napoli, Laura Pausini è insopportabile ma a volte ha ragione.
Sigla
Veramente non c’è più nulla da dire, eppure così poco è stato detto. “Chi voti?” o, ancora peggio, “chi devo votare?” sono le domande del momento, trasmettono angoscia come quella sui piani per l’ultimo dell’anno. Interrogato, confesso, ho sempre dato risposte diverse, più o meno tutte credibili. Non lo avevo deciso a monte, è venuto fuori in modo naturale, figlio del fatto che ho cambiato idea un po’ di volte. Alla fine l’epifania è stata questa: tutti i voti vanno bene, nessun voto va davvero bene. Quindi zero ansia.
Vuoi che vinca il centrodestra? Vota il centrodestra. Vuoi che non vinca il centrodestra? Vota chiunque altro tra centrosinistra, M5S, Azione+IV, gli unici partiti/alleanze che sono sicuri di superare lo sbarramento. Giusto anche che si voti sulla scommessa di un micropartito (Unione Popolare, Italexit…), gli elettori dei piccoli partiti sono i più motivati e di solito non hanno bisogno di ricevere consigli.
Insomma, alla Sorrentino: hanno tutti ragione. Basta che si voti.
Se non altro perché l’astensionismo aiuta le ambizioni del partito più forte secondo i sondaggi, che è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Quelli di sette giorni fa, è da una settimana che le percentuali vengono riservate solo alla stampa per non influenzare il voto, davano la coalizione di centrodestra al 45%, quella di centrosinistra al 25,5%, il M5S al 15%, il Terzo Polo (Calenda-Renzi) al 6,5%. Tra questi i partiti in crescita erano quelli di Giorgia Meloni e Giuseppe Conte.
Scenari
La considerazione più scontata a questo punto è che il Movimento stia avvicinando il PD nel posizionamento a secondo partito più votato d’Italia, rubando voti proprio al PD. Ciò porterebbe un’ipotetico gruppo PD+M5S a non superare il 40% delle preferenze totali, verosimilmente (bisognerà vedere come andrà la distribuzione dei deputati vincitori dei collegi uninominali) questa cosa significherà un governo di Destra.
Un’altra ipotesi consiste in un rocambolesco rientro di una buona fetta di potenziali astenuti, dato che fa salire le chance di una destra avanti a tutti, ma senza maggioranza relativa. In sostanza un milione di voti in più tra M5S e PD può portare a superare la soglia del 40% insidiando il primato della destra. Si consideri anche che le ultime stime sull’astensione parlavano di circa 17 milioni di italiani aventi diritto e non votanti. Questa seconda ipotesi si fonda sul presupposto che una nuova generazione di elettori si faccia carico di spostare per la prima volta gli equilibri politici del paese, impedendo alla destra di avvicinarsi ai due terzi dei parlamentari per poter fare riforme costituzionali, o addirittura impendendo alla destra di vincere.
Sarebbe un lieto fine, ma inverosimile. Lo scenario opposto infatti vede l’astensionismo dilagare con percentuali superiori alle scorse elezioni (dov’era vicino al 27%). Se le preferenze si cristallizzeranno sull’andamento degli ultimi sondaggi la destra andrà molto vicina, o addirittura riuscirà, a ottenere i due terzi della rappresentanza parlamentare. Per quanto possa esistere un istinto teso a scamparsi un governo con a capo un partito di estrema destra, le alternative sono deboli: il PD con tante promesse sui temi sociali e alle spalle anni di governo in cui ne ha realizzate ben poche; il Movimento 5 Stelle che disegna un mondo fatti di bonus e detassazioni senza mai badare troppo alle coperture.





Il giorno dopo
Quindi a differenza che a Capodanno va bene un po’ tutto tranne che restare a casa. Ciò però non significa che votare per uno sia lo stesso che votare per un altro. Ogni partito ha una visione più o meno distinta della direzione in cui vorrebbe portare il paese, tra i problemi principali di queste elezioni c’è il fatto che non ci sia stato dibattito pubblico per confrontare queste visioni. Ogni esponente ha assecondato l’inesistenza di un’arena dove veder dibattere tutti insieme i principali leader. Nessuno ha preso troppo sul serio i programmi poiché questi sono solo delle tracce, delle bozze di quando poi, forse, chissà, se ne dovrà discutere. Con quali numeri poi, questo è fondamentale.
Al di là delle visioni c’è la stretta attualità da affrontare e, almeno qui, abbiamo una certezza: nessuna delle liste ha già la ricetta per affrontare questo insieme di sfide da qui all’immediato futuro:
aiutare imprese e cittadini ad affrontare l’aumento del prezzo del gas. Questo sia dal punto di vista degli aiuti economici, per cui bisognerà trovare altri fondi, sia riguardo gli approvvigionamenti alternativi. Su tutte c’è la questione del rigassificatore di Piombino.
proseguire con il raggiungimento degli obiettivi del PNRR, su tutti effettuare una riforma della concorrenza (quella che l’ultima volta è fallita a causa di tassisti e balneari) e una riforma del fisco. Su queste aveva molto lavorato il governo Draghi che aveva portato avanti l’iter di approvazione. In settimana l’ultima bocciatura della riforma fiscale l’ha operata la Lega di Salvini che ha ignorato l’ultimo invito a cooperare di Draghi.
approvazione di una legge di Bilancio, il documento che deciderà l’esercizio economico del prossimo anno. Un provvedimento fondamentale che il futuro governo avrà pochissimo tempo per redigere.
infine le spinose questioni riguardanti le aziende a partecipazione statale: la banca Monte dei Paschi e la compagnia aerea Ita Airways in primis, situazioni sempre in bilico tra la volontà di cedere all’estero e quella di tenere il marchio in Italia anche se in stato di evidente perdita.

Come votare
Settimane fa avevamo già introdotto quel complicatissimo sistema che è il Rosatellum, l’attuale legge elettorale. Non è la prima volta che andiamo a votare con questo sistema, ma è la prima volta che questo si associa alla riforma del numero dei parlamentari. La legge voluta dal Movimento 5 Stelle ha portato i deputati da 630 a 400 unità, i senatori da 315 a 200 unità, in sostanza la popolazione del parlamento è stata ridotta di un terzo.
Sembra un’ottima ricetta per l’astensionismo: una legge elettorale proporzionale e maggioritaria difficilissima da capire, un numero di deputati sproporzionato rispetto agli elettori (il rapporto cittadini/deputato italiano diventerà tra i più bassi d’Europa). Aggiungo la possibilità di candidare tutti ovunque e in più collegi, con la conseguenza di vedere candidati politici che non hanno alcun legame con quei territori.
Ma per quegli eroi che non si arrendono e vogliono comunque esercitare il diritto al voto, ecco un breve ripasso di come e cosa si può votare. Innanzitutto ognuno avrà due schede, la rosa per la Camera e la gialla per il Senato (che da queste elezioni potrà essere votato anche dai diciottenni, mentre prima bisognava aver compiuto 25 anni). Su ogni scheda troveremo i simboli dei vari partiti, alcuni dei quali raggruppati in coalizioni. Ce ne saranno più di quanti ci aspettiamo, visto che tanti micropartiti si sono candidati ma sono rimasti all’ombra dei grandi gruppi che si spartiranno la quasi totalità dei voti.
Veniamo al sodo: dove mettere la X. Ci sono essenzialmente 2 modi per andare sul sicuro.
Il primo metodo consiste nel mettere una X sul simbolo del partito che preferiamo, in questo modo diamo un voto sia a quel partito che al candidato all’uninominale, che sarebbe il nome scritto grande in grassetto al di sopra del partito o della coalizione.
Il secondo metodo consiste nel mettere una X sul nome del candidato all’uninominale, in questo modo stiamo dando un voto a lui e a tutta la coalizione che lo sostiene. Attenzione: se il candidato è sostenuto da un solo partito (come farà ad esempio il M5S) allora è facile capire che votando questo candidato sto votando anche il partito che lo sostiene. Ma se è una coalizione a sostenerlo e quindi i partiti sono ad esempio 4, a chi sto dando il mio voto? Il voto verrà ripartito tra tutti i partiti di coalizione in modo proporzionale. Esempio pratico: nel collegio di Roma 1 il partito Fratelli d’Italia ha preso la metà dei votì di tutta la coalizione di centrodestra. Se 100 persone hanno messo la X solo sul candidato all’uninominale la Meloni prende 50 di questi voti (la metà, appunto) anche se nessuno di questi ha spuntato il simbolo di Fratelli d’Italia.
Nota sulle soglie di sbarramento: lo sbarramento per le coalizioni è al 10% mentre per i singoli partiti è del 3% (se un partito ha l’1% a livello nazionale ma più del 20% in una regione entra comunque in parlamento, funziona così per difendere i partiti delle autonomie regionali come ad esempio quelli del Trentino Alto Adige). E se un partito in coalizione prende meno del 3%? Se, ad esempio, +Europa di Emma Bonino che è nella coalizione di centrosinistra prende il 2,2% a livello nazionale i suoi voti verranno distribuiti agli altri partiti della coalizione in modo proporzionale, ma +Europa non avrà eletti nelle liste proporzionali.
Cervellotico e difficile non solo da capire, ma anche da eseguire. In alcune conversazioni che ho fatto negli ultimi giorni è venuto fuori diverse volte il rischio che possano esserci degli errori di calcolo. A osservare il meccanismo il dubbio viene. Dubito che domenica sera, ma anche domenica notte, conosceremo già la composizione del prossimo parlamento. Appunto sugli exit poll: usciti dai seggi alcuni elettori intervistati diranno per chi hanno votato, e questo sarà il dato approssimativo che avremo fino alle ore 23 di domenica 25 settembre. Poi comincerà lo spoglio e a quel punto si verificherà chi ha preso più voti. Da questo a capire chi avrà più deputati passerà un po’ di tempo, da capire la composizione del parlamento a decidere chi salirà al governo ne passerà un altro po’.
Altre Notizie
Scambiate alla nascita, scoprono l’errore dopo 23 anni.
Ranking delle prime 100 pizzerie al mondo.
Come organizzare un coda perfetta, prendendo spunto dai funerali della Regina.
La nuova presidentessa della Corte Costituzionale.
La storia del candidato di Azione accusato di abuso sessuale.
Il Tweet
Buon voto e
Sigla