Coppa del mondo
Nelle puntate precedenti: il Robin Crazy Hood di Genova, la legge sui rave è buona per tante altre cose non specificate, quel monolite che è la cultura mainstream in Italia, il governo getta fumo negli occhi con provvedimenti altamente politici, barche di migranti in mare.
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Sembra un po’ di essere tornati a quei giorni che seguirono il 9 luglio 2006, data della finale dei Mondiali di quell’anno. Italia-Francia, la testata di Zidane, i rigori, popopopò. Livello tifo da stadio insomma, purtroppo stavolta c’è più di una coppa in palio. Stiamo parlando dell’ultima ‘crisi’ dei migranti in arrivo dalle coste nordafricane che sembra aver compromesso fin da subito i rapporti tra il nuovo governo italiano e quello francese guidato da Emmanuel Macron.
Riannodiamo un attimo i fili: circa 10 giorni fa c’erano stati diversi soccorsi in mare operati da navi ONG (Organizzazioni non governative). Non più di mille persone in totale hanno cominciato a dirigersi verso le coste italiane, attendendo che il governo fornisse le indicazioni su dove approdare. Il governo italiano ha deciso di non commettere gli errori del passato, ovvero tentare di negare l’accesso alle navi ONG impugnando il decreto Sicurezza-bis che fu promosso dalla Lega, e votato anche dal M5S, durante il primo governo Conte. In quel caso le navi vennero fatte fermare fuori dai porti, configurando una condotta scorretta per la quale l’ex ministro dell’Interno Salvini è ancora sotto processo con l’accusa di sequestro di persona. L’attuale ministro invece, Matteo Piantedosi, ha agito in modo diverso: far entrare le navi nei porti, far sbarcare subito donne, minori e soggetti fragili (in questo caso decidendo con arbitrarietà chi è meritevole di soccorso e chi no). Poi, secondo la pretesa del ministero, le navi si sarebbero dovute allontanare dal porto con i migrati non autorizzati. Chiaramente non è andata così e mercoledì tre delle quattro navi coinvolte nella vicenda sono state fatte sbarcare a Catania e Reggio Calabria. Segno che il governo sa bene che la legge di riferimento, il decreto Sicurezza-bis, è talmente attaccabile da far sì che sia inutile impelagarsi in nuove vicende giudiziarie.
Messaggi e ripicche
Tuttavia il governo ha voluto comunque lanciare un messaggio e lo ha fatto alle spese delle circa 230 persone che si trovavano sulla nave Ocean Viking. Al capitano della nave è stato negato un porto di attracco per giorni, tanto che questi ha cominciato a navigare verso la Francia senza aver avuto conferma di un reale accordo tra i due stati. Alla fine i cugini francesi hanno dato l’ok per lo sbarco a Marsiglia (poi Tolone, in Corsica), dove la Ocean Viking dovrebbe essere arrivata venerdì. La Francia però ha accusato l’Italia di avere un comportamento inammissibile, rifiutandosi di far entrare altri 3500 migranti che dall’Italia sarebbero andati oltralpe, secondo gli accordi. Insomma una sorta di vendetta in cui la Francia vorrebbe veder coinvolti anche altri paesi, invitando ad esempio la Germania a fare lo stesso. Secondo il ‘Meccanismo di ricollocamento europeo dei migranti’, stipulato a giugno, i due paesi si sono impegnati ad accogliere rispettivamente 3500 e 3000 richiedenti asilo che al momento si trovano in Italia (finora sono stati ricollocati solo in 110).
La reazione della Francia è stata esagerata? Sicuramente non è stata una decisione all’insegna della diplomazia. Il governo italiano ha scelto, in linea con quanto annunciato in campagna elettorale, di riprendere la linea dura sugli sbarchi. In realtà si tratta di un modus operandi solo di facciata, visto che la maggior parte dei migranti è comunque sbarcata in Italia. Inoltre quelli soccorsi dalle ONG rappresentano solo il 10% circa di tutti i migranti arrivati sulle coste italiane nell’ultimo mese. La Francia ha scelto di inviare un messaggio opposto e contrario, forse il governo Macron teme che la vittoria della destra in Italia sia solo un anticipo di ciò che avverrà in Francia prossimamente. Il tutto sta avvenendo ancora una volta attraverso un processo di disumanizzazione delle persone che chiedono aiuto, semplici numeri, pedine di un gioco più grande di loro, un umano ‘carico residuale’ che è tornato al centro dei pensieri del nostro paese per sviare l’attenzione da questioni ben più centrali. La coppa del mondo dei burocrati senza cuore.
Sì, ma in sostanza?
Come già spiegato la settimana scorsa questi provvedimenti muscolari del governo (come anche quello sui rave) sono una sorta di manifesto di intenti e un modo per comunicare agli elettori che il governo mantiene le promesse fatte. Quando si va al sodo però le cose non sono proprio così. Parliamo della Nadef (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza), il documento che introduce le scelte sulla prossima legge di Bilancio e che in questi giorni è stato presentato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (Lega). Prima che questi provvedimenti vengano confermati passeranno ancora 3 settimane circa di discussione nelle varie commissioni parlamentari, quindi tutto è ancora sul tavolo.
Uno dei punti più caratterizzanti del documento è la flat tax ovvero una tassazione uguale per tutti a partire da una certa soglia di reddito. Per il momento la proposta del governo è quella di tassare del 15% tutti i lavoratori autonomi (partite IVA) che guadagnano fino a 85mila euro (mentre l’attuale tassazione è del 15% fino a un limite di 65mila euro). L’idea originale del governo era di arrivare a 100mila euro, ma già così (con il limite a 85mila) è difficile prevedere con certezza se ci saranno i fondi necessari per applicare questa tassazione. Possiamo però già ammirare il principale effetto di questa proposta ovvero l’innalzamento dell’evasione fiscale, è infatti già scattata la corsa a dichiarare meno per rientrare nella soglia della tassa piatta.
Un altro provvedimento emblematico è quello che dovrebbe abolire il Reddito di Cittadinanza, sempre sulla carta. Nella pratica il governo sta elaborando un sistema che riduca gradualmente il valore del RdC, fino alla sua estinzione. Dopo i primi 18 mesi di Reddito la persona che non ha ancora trovato un lavoro viene esclusa dalla lista dei percettori e inserita per 6 mesi in un percorso di politiche attive del lavoro. Dopo questi mesi di, sostanzialmente, corsi di formazione la persona, se ancora disoccupata, potrà riavere il RdC ma con un importo inferiore del 25% e per soli 12 mesi (durante i quali ci sarà ancora formazione professionale). Quindi altri 6 mesi di stop, se il lavoro non c’è ancora, e infine altri 6 mesi di reddito a metà della quota iniziale. Sembra evidente che anche la severità del governo contro i cosiddetti fannulloni abbia dei grossi limiti, aggiungerei per fortuna dal momento che il Reddito di Cittadinanza è una forma di sussistenza quanto mai essenziale per tante famiglie. Inoltre vedremo se tutta questa attività di formazione previste funzionerà un po’ meglio del sistema dei navigator di Di Maio. Con queste rivalutazioni del reddito si dovrebbero risparmiare circa 3 miliardi l’anno, parte di questi fondi dovrebbe finire nelle pensioni per le quali si discute una possibile quota 41 (61 anni e almeno 41 di contributi).
In coda segnalo l’approvazione nel consiglio dei Ministri del decreto Aiuti-quater. Innanzitutto c’è uno stanziamento di altri 9,1 miliardi di euro per gli aiuti in bolletta provenienti dagli extraprofitti delle aziende energivore. Poi nel decreto è compresa una rimodulazione del Superbonus edilizio (che passa dal 110% al 90%), la proroga delle accise sui carburanti fino a fine anno, una proposta di rateizzazione delle bollette per le imprese.
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In foto da sinistra a destra: Mario Draghi, Emmanuel Macron, Olaf Scholz (cancelliere tedesco). Scattata durante la visita a Kiev, quando tutti e tre erano alla testa politica delle rispettive nazioni. Niente, volevo chiudere con una nota amarcord di quando si andava d’accordo.
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