Cronologia della tensione
Nelle puntate precedenti: volete la pace o i condizionatori? come si fa a restare senza il gas russo, la ressa nei talk show ci sta sfuggendo di mano, la guerra ha frenato anche la crescita del Pil.
Sigla
50 giorni di guerra, segue inevitabile fastidiosa pioggerella di resoconti fotografici coi momenti salienti di questo primo mese e mezzo di conflitto. Fotoromanzi che sanno un po’ di album del battesimo, un racconto di storie dure e crude incorniciate da un contesto mediatico che si è adattato alle condizioni: una mole di informazioni vastissima, parte della quale resa molto insidiosa dalla propaganda sia russa che ucraina; la passione del pubblico per le opinioni bizzarre e controcorrente; la divisione etico-pratica tra “aiutare l’Ucraina” e “non affondare la nostra economia”. Alla fine l’impressione è che gli spazi di discussione per razionalizzare queste vicende e i relativi temi, senza renderli banali o strumento di facile compassione, esistano ma sommersi da un mare di commenti e opinioni di parte.
I fatti però, quelli non influenzati dalla soggettività, sono questi: in base alle verifiche dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani dall’inizio delle guerra in Ucraina sono morti 1.932 civili, mentre quasi 2.600 sono stati feriti. Secondo l’Unicef, 1,4 milioni di persone non hanno invece più accesso all’acqua nelle zone orientali del Paese, mentre 4,6 milioni di persone rischiano di perderlo. Più del 10% della popolazione ha lasciato il paese (circa 4,5 milioni di persone), tra cui due terzi dei bambini del Paese. Gli scontri a est e a sud per paese continuano a imperversare e si espandono verso il centro, in generale l’impressione è che il conflitto tenda più all’inasprimento che alla distensione.
Scambiatevi un segno di pace
Nell’ultima settimana nessuno degli attori in campo ha lanciato segnali che muovono in direzione della pace, anzi. In ordine sparso:
Lo scorso weekend la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha consegnato a Zelensky, incontrato a Kiev, i moduli per l’adesione di Kiev all’UE.
L’Unione europea consegnerà all’Ucraina un altro mezzo miliardo di euro in armi. Queste si uniscono alla nuova consegna da 800 milioni di dollari degli USA.
Secondo fonti americane la Cina starebbe procedendo all’estensione del suo arsenale nucleare.
Il presidente americano Joe Biden ha accusato Putin di "genocidio".
Sempre Biden ha esortato l'omologo indiano Narendra Modi, finora neutrale, a prendere una posizione dura nei confronti della Russia sottolineando che non è nell’interesse dell’India aumentare le forniture energetiche da parte della Russia. Inoltre la ministra del tesoro americana Janet Yellen ha invitato la Cina a spingere la Russia verso la fine del conflitto.
L'ambasciata ucraina presso il Vaticano ha criticato e respinto l'idea di "mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la croce durante la Via Crucis al Colosseo" (anche se alla fine è stato fatto così).
Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha rinunciato a partire per Kiev dopo che il governo ucraino ha fatto sapere di non gradire la sua visita per le sue passate posizioni di apertura alla Russia di Vladimir Putin. Proprio la Germania è uno dei paesi europei meno propensi a sospendere del tutto i rapporti con la Russia.
Svezia e Finlandia (paese che confina con la Russia) potrebbero abbandonare la neutralità e chiedere l’adesione alla Nato.
La Russia ha espulso 18 diplomatici europei.
Infine l’affondamento dell’incrociatore russo Moskva, la perdita navale più importante che la Russia ha riportato dalla II guerra mondiale, porterà a delle nuove rappresaglie militari.
Gas algerino
Da par suo l’Italia sta cercando di accelerare i tempi sul processo di indipendenza dall’energia russa. Mario Draghi è volato in Algeria per presiedere alla firma di un accordo con cui il paese africano di impegna a fornire 9 miliardi di metri cubi di gas annui all’Italia entro il 2023. Quindi l’Algeria fornirà subito 3 miliardi di metri cubi in più subito e poi altri 6 dal 2023. Così facendo la dipendenza dal gas russo si ridurrebbe di quasi un terzo, infatti dalla Russia importiamo 29 miliardi di metri cubi. Entro la fine del mese il governo dovrebbe bussare alla porta di Congo, Angola e Mozambico per stringere altri accordi di fornitura. Secondo il Ministro dell’ambiente Roberto Cingolani per l’indipendenza totale ci vorranno 24-30 mesi.
Ovviamente in questo momento la posizione negoziale dell’Italia, e in generale dell’Europa, è piuttosto debole. Nonostante l’arrivo della primavera bisogna cominciare subito le operazioni di stoccaggio del gas in vista del prossimo inverno, per non rischiare di rimanere scoperti. Inoltre ci sono seri dubbi sulla stabilità di questi paesi con i quali ci stiamo interfacciando. Ad esempio anche l’Algeria ha un problema di forte inflazione sui prezzi di alcune materie prime, come il grano. Il primo paese da cui l’Algeria importa il grano è proprio la Russia. Questo per chiarire quanto sia complesso e rischioso tentare di riscrivere la mappa dei fornitori di energia in questo preciso momento storico.
D’altronde va ricordato, per non credere che l’affare a perdere sia solo il nostro, che la Russia e tutto il suo elefantiaco apparato di dipendenti pubblici si sta affidando quasi del tutto ai proventi del gas che vende. In caso di embargo completo per i russi sarebbe ugualmente difficile trovare dei nuovi compratori e soprattutto costruire i canali fisici (i gasdotti) per trasportare la materia prima. A quel punto la Russia diventerebbe finanziariamente dipendente dalla liquidità di paesi “amici”, ad esempio la Cina. Ma il prezzo per aiutare i sovietici in questo momento si chiama guerra, probabilmente troppo anche per il colosso asiatico.
Un ultimo spunto sul gas: in ogni caso saremo noi a pagare i rincari. Se c’è una cosa che il governo non può fare è chiudere con la Russia e contemporaneamente mettere un tetto ai prezzi di acquisto della materia prima. In un tale momento di scarsità rischieremmo che i fornitori preferiscano vendere a paesi che non hanno limiti sui prezzi. Quindi finiremo per comprare alle cifre imposte da un mercato al rialzo, difficilmente il governo riuscirà ad ammortizzare del tutto gli ulteriori rincari che si paleseranno sulle bollette dei contribuenti.
La calma prima della tempesta
Sembra una fase dormiente, eppure il parlamento si prepara all’ennesima stagione turbolenta. Innanzitutto bisogna considerare che manchi grosso modo un anno alla fine della legislatura e che più ci andiamo alla data in cui torneremo a votare (vi ricordate ancora come si fa?) e più la compattezza della maggioranza vacilla. La questione è semplice: se tutte le forze di maggioranza si appiattissero sulle iniziative del governo Draghi non si avrebbero posizioni politiche da rivendersi in campagna elettorale.
La destra, ad esempio, ha deciso di essere lo schieramento contro le tasse. Rispetto alla riforma del catasto, ad esempio: secondo Salvini e Berlusconi quando nel 2026 sarà conclusa la riforma del catasto questa si tradurrà per forza in una maggiore tassazione per i proprietari. Il governo continua a sostenere che pagherà maggiori tasse solo chi, illecitamente, non le ha pagate finora pur avendo una proprietà (i suddetti immobili fantasma). La questione si inserisce nel contesto più ampio della riforma fiscale e si mischia politicamente alla riforma del Csm (Consiglio superiore magistratura). La Commissione giustizia della Camera ha approvato il testo che arriverà la prossima settimana in Parlamento. Pare risolto il nodo delle porte girevoli, ovvero quelle casistiche in cui un magistrato si candida in politica. In pratica:
I magistrati che verranno eletti in Parlamento o che assumeranno incarichi di governo (ministro o sottosegretario), una volta cessati dalla carica, non rientreranno nella magistratura bensì saranno collocati fuori ruolo presso le amministrazioni pubbliche.
I magistrati che assumono ruoli apicali (es, Capo di Gabinetto di un ministro), una volta cessata la carica rimarranno per un anno fuori ruolo e per i successivi tre anni nn potranno avere incarichi direttivi o semidirettivi1.
I magistrati che si candidano ma non vengono eletti non possono esercitare nelle regioni dove si sono candidati.
Altre Notizie
È morta la fotografa Letizia Battaglia.
L’organo di vigilanza RAI ha proposto un documento per mettere fine alle risse nei talk show.
L’Egitto non collabora con la giustizia italiana sul caso Regeni. Vanno consegnate le notifiche ai 4 imputati (agenti segreti egiziani accusati di essere i responsabili materiali della morte del ricercatore), l’avvocato della famiglia chiede aiuto con un post su FB.
Riflessioni sulla pillola ormonale come oggetto politico.
Il Tweet


L’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani Italiani, ha assunto rispetto alla guerra in Ucraina una posizione pacifista integralista. Ovvero l’Anpi è contraria all’invio di armi nel paese e più volte questa posizione è stata fatta passare come filorussa. In realtà abbiamo spiegato più volte che la posizione italiana ed europea è ambivalente nel senso che sostiene l’Ucraina con le armi e la Russia con i soldi del gas. Può sembrare che non esistano soluzioni alternative, ma almeno è pacifico sostenere che stiamo finanziando la guerra. Per il 25 aprile l’Anpi ha presentato un manifesto (questo qui), dove ci sono dei bambini in una piazza, al centro la scritta “l’Italia ripudia la guerra”, le bandiere ai balconi. Massimo Gramellini, editorialista del Corriere, ne ha scritto in settimana definendo l’Anpi un’associazione putiniana. Al di là di come la si pensi, armi sì o armi no, associare i partigiani al dittatore russo è una roba che scombussola. D’altronde del paradosso pacifista nell’ambito di questa guerra avevamo già raccontato, non è una posizione semplice da sostenere. Non è neanche giusto però che a essere contro l’invio di armi (e contro l’aumento della spesa per la difesa!) si finisca in prima pagina additati come filo putiniani.
Sigla
Incarichi affidati sulla base delle carriere e delle valutazioni ricevute dai magistrati. E qui un altro punto controverso: in che modo andrebbe giudicato il lavoro dei magistrati. All’interno dello stesso Csm ci sono diverse correnti di pensiero.