Erik già lo sai
Nelle puntate precedenti: come sono andate le regionali in Lombardia e Lazio, chi fa la vera opposizione al governo Meloni, Berlusconi assolto anche per il processo Ruby-ter.
Sigla
Un anno di guerra, le date simboliche hanno sempre il loro fascino discreto. Senza pretendere di voler fare un esatto punto della situazione, il conflitto è in stallo. In pratica non si vede una via breve attraverso la quale si possa arrivare a una fine in tempi, per così dire, stretti. L’unica che viene in mente è l’ipotesi nucleare che viene paventata sempre con più leggerezza. A sottolinearlo c’è il ritiro della partecipazione russa al trattato internazionale New Start per il controllo della proliferazione degli arsenali nucleari, siglato con gli Usa e in vigore fino al 2026. Questo trattato rientra nella scia dei vari siglati da USA e URSS fin dagli anni ‘70, quindi dalla guerra fredda. Accordi che stanno lì a garantire il paradosso della pace armata: in assenza di un processo di de-nuclearizzazione degli arsenali bellici, si stabilisce quanto meno una parità che dovrebbe fungere da deterrente alla guerra. Il tutto avviene in una settimana in cui il presidente americano Biden si è recato a Kiev per incontrare il presidente ucraino Zelensky (la prima volta che un leader americano si reca in un teatro di guerra in cui gli USA non sono, direttamente, coinvolti). Qualche giorno dopo il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, ha incontrato a Mosca il presidente russo Putin, e non è un caso. La Cina dice formalmente di voler giocare un ruolo nel processo di pace, ma al netto delle dichiarazioni il meglio che ci si possa aspettare è che prosegua ad avere un atteggiamento neutrale.
E dopo un anno stiamo messi così, di fronte al bivio tra catastrofe nucleare o guerra per altri anni ancora. La questione tempo è, a mio parere, un elemento chiave non solo per la guerra in sé (sarebbe una banalità) ma anche per la sua percezione. Questo è il conflitto contemporaneo più sovraesposto mediaticamente, più social, anche se pare brutto dirlo. Nei primi mesi, momento mea culpa, ho avuto la sensazione che ogni evento avesse un’importanza fondamentale, per le sorti della guerra e anche per noi stessi. Il massacro di Bucha, piccolo villaggio distrutto dalle truppe russe, liberato dopo un mese circa di occupazione. Sembrava già un punto di non ritorno, la perdita dell’innocenza collettiva di noi europei, “costretti” a comprare il gas russo finanziando, di fatto, quelle atrocità. Il tempo, alla fine, mette tutto in scala. Le atrocità restano, ma si mettono in coda alle altre. Il gas, quello, abbiamo quasi smesso di comprarlo dai russi. In generale è emerso chiaramente (c’era una parte di me che, a quanto pare, aveva bisogno di capirlo) che una guerra si prende tutto il tempo del mondo per spargere la sua distruzione.

Cessione crediti
Il governo italiano ha incontrato rappresentanti delle associazioni del settore edilizio, per discutere sulle norme che impediscono la cessione dei crediti dei bonus edilizi, una misura introdotta dal precedente governo Conte e bloccata dal governo attuale.
Nel periodo in cui era ancora operativo il Superbonus 110% si potevano effettuare dei lavori di ristrutturazione a costo zero. Questi venivano anticipati dalle imprese che, a lavoro ultimato e svolto secondo le regole, ricevevano un credito da parte dello Stato (quindi un credito sicuro). Per rientrare subito della spesa le imprese potevano cedere il credito, che poteva passare di mano in mano innumerevoli volte. Questo a dato vita a fenomeni speculativi, e lo stesso Superbonus è stato al centro di truffe per lavori mai realizzati ma i cui crediti sono stati riscossi ai danni dello Stato. Questa legge ha subito svariate modifiche, finché il governo attuale ha messo lo stop sia al Superbonus 110 che alla cessione dei crediti. Si teme però che questo blocco danneggerà fortemente l’economia del settore.
La discussione è volta a trovare un compromesso e ad apportare eventuali modifiche al decreto, anche se le opinioni sullo stop del cosiddetto Superbonus edilizio sono molto divise. Durante gli incontri con le associazioni lanciate due ipotesi su tutte: la cartolarizzazione dei crediti e le compensazioni tramite F24. In entrambi i casi, per semplificare all’estremo, si tratta di un intervento statale per coprire il buco. Secondo le stime, però, questa spesa sarà superiore ai 70 miliardi di euro, il che rende particolarmente spinosa la ricerca di una soluzione.
Valditara dimettiti
Chiudiamo con un caso che vorrei dire ha dell’incredibile, ma visti i tempi. Sabato 18 febbraio due studenti del liceo Michelangiolo di Firenze sono stati colpiti da sei ragazzi di Azione studentesca (gruppo studentesco legato ad aree di estrema destra), esterni alla scuola. Questa la ricostruzione dell’accaduto secondo il Corriere Fiorentino:
Secondo quanto raccontato dai due studenti aggrediti agli investigatori della Digos, ieri mattina era una giornata come le altre. I due ragazzi sono andati a scuola trovando però un paio di giovani che stavano effettuando un volantinaggio di fronte al Michelangiolo. Nel volantino — poi sequestrato dalla Digos — c’era scritto: «Sogna, combatti, distinguiti per vivere davvero». Firmato: Azione Studentesca e il simbolo scelto per autorappresentarsi, quello della croce celtica. I due studenti del Michelangiolo, che si sono accorti della situazioni, sarebbero andati verso di loro con un cestino. A quel punto gli studenti di Azione Studentesca li avrebbero spinti e poco dopo sarebbero intervenuti gli altri quattro — poi identificati — che avrebbero iniziato a menare le mani. Ripresi da chi ha tirato fuori il telefonino e ha poi fatto i filmati. Non da chi ha assistito incredulo e impaurito alla scena.

Il caso ha avuto una eco nazionale e da più parti si è parlato di azione squadrista, considerate le apparenze non vedo come altro la si debba chiamare. La preside di un liceo cittadino ha scritto una lettera aperta, qui il testo integrale, di cui citiamo un passaggio per capire il senso:
Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ - diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.
Anche qui tutto condivisibile, ma evidentemente non per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che ha criticato la lettera in un programma televisivo. Dice:
È una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c'è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c'è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l'atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure"
Quindi rispetto all'episodio in sé il governo tace, fingendo che non sia intriso di ideologia politica, che non sia una roba fascista per ispirazione e modalità di azione. Però se una preside scrive una lettera aperta sull’accaduto viene subito ammonita, e nientemeno che dal ministro dell’Istruzione in persona, che considera anche la possibilità di “prendere misure se necessario”. Questo ministro, visto che oggi abbiamo intriso la newsletter di opinioni personali, dovrebbe dimettersi. Ma visto i tempi, avrebbe dell’incredibile.
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