Better Call Saul
Nelle precedenti puntate: settimana sanremese oppio dei popoli, Meloni difende i suoi sul caso Cospito-Donzelli, soliti litigi con la Francia, il pm anti-Juve che indaga(va) sulla Juve.
Sigla
Repetita iuvant, le cose ripetute fanno bene, ma non a me che mi annoio ammorte. La destra ha vinto le elezioni, primo déjà-vu, in Lazio e in Lombardia, con scarti che sembrano più di quello che sono. Innanzitutto:
in Lombardia Attilio Fontana è stato riconfermato con il 54,7% dei consensi, con lo sfidante Pierfrancesco Majorino, sostenuto da Pd e M5S, che si è fermato al 33,9%, mentre Letizia Moratti per il Terzo Polo al 9,9% (e non entra nemmeno in Consiglio regionale).
nel Lazio la vittoria va a Francesco Rocca con il 53,9%, seguito da Alessio D'Amato, candidato di Pd e Terzo Polo, al 33,5%, e da Donatella Bianchi del M5S all'10,8%.
Astensionismo record, secondo déjà-vu: in Lombardia ha votato il 41,6% degli aventi diritto, nel Lazio il 37,2% (5 anni fa le percentuali erano rispettivamente al 73,8% e al 66,5%, ma si votava anche per le elezioni politiche quindi i due dati non possono essere davvero paragonati). In entrambe le regioni Fratelli d’Italia è stato il partito più votato, al secondo posto il PD. Proprio quest’ultimo dato ha generato un’analisi della sconfitta in pieno stile Partito Democratico, ovvero un’analisi della non-vittoria, che trova estrema sintesi nel seguente tweet:


Stando ai numeri non c’è niente da eccepire: se confrontiamo questo voto con quello delle politiche di qualche mese fa il PD ha addirittura guadagnato dei voti ed è effettivamente la seconda forza politica del paese. Tuttavia se i numeri dicessero tutto questa newsletter verrebbe già scritta da un’intelligenza artificiale (e invece vi dovete accontentare). In quel “rimane saldamente la seconda forza” c’è tutto il senso di un partito che a vincere non ci pensa proprio. La scelta, più o meno obbligata, di candidarsi con due alleanze diverse in due diverse regioni ha presentato il conto, e non poteva essere diversamente. Ma c’è chi sta peggio, perché stavolta proprio agli alleati è toccata la sorte più tapina. Movimento 5 Stelle e Azione-Italia Viva (Calenda-Renzi) sono andati molto peggio che alle ultime elezioni, l’unico caso in cui uno dei due schieramenti supera il 5% è il M5S in Lombardia. Siamo nei pressi dell’irrilevanza politica.
La vera opposizione
Il PD sarà pure la seconda forza politica del paese, ma la vera opposizione è Berlusconi, terzo déjà-vu. Forza Italia ha fatto registrare un calo dei consensi anche in queste regionali, il che relega il partito sempre più all’ultimo posto nelle gerarchie della maggioranza di governo (considerato anche il fatto che non c’è stata una flessione importante, come ci si poteva aspettare, da parte della Lega). Non so se possa intendersi come una sorta di fallo di reazione, visto che in quelle ore si stava ancora votando, ma proprio domenica hanno guadagnato la ribalta alcune dichiarazioni controverse di Berlusconi (dette proprio in uscita dai seggi):

L’ex premier, fosse stato ancora in carica, non avrebbe parlato con Zelensky, che andrebbe fermato, e ha sostanzialmente riconosciuto l’indipendenza delle regioni separatiste Luhansk and Donetsk. Una roba da ambasciatore della Bielorussia, che non ha mancato di sollevare il polverone. Su tutte la reazione più dura è stata quella del PPE, Partito Popolare Europeo di cui fa parte anche Forza Italia: annullato un evento organizzato per giugno a Napoli come precisa manifestazione di contrarietà alle parole di B.
Già tempo fa dicevamo che probabilmente per il capo di Forza Italia è arrivato il momento di riposarsi, dunque le sue parole non impensieriscono troppo gli alleati NATO sulle reali intenzioni dell’Italia. Berlusconi parla per sé ed è diventato l’elemento imbarazzante di questo governo.
Settimana intensa
Nonostante tutto Meloni non ha fatto una piega. Le parole di B sono state forse un tentativo di destabilizzare il governo, ma la premier si è limitata a confermare la posizione dell’Italia rispetto alla difesa dell’Ucraina. Non solo, il governo in settimana ha deciso di revocare la costituzione di parte civile nel processo Ruby-ter a carico del Cavaliere. Mercoledì infatti c’è stata la sentenza di primo grado del processo che vedeva il leader di Forza Italia imputato per corruzione in atti giudiziari, con l’accusa di aver pagato le partecipanti alle cene a luci rosse di Arcore perché testimoniassero il falso nei precedenti processi sulla vicenda (Ruby e Ruby bis).
Nel 2017 il governo dell’epoca (Gentiloni) chiese i danni a Berlusconi (10 milioni di euro). Quello attuale non ha fatto altro che ritirare la richiesta, due giorni prima della sentenza, alcuni osservatori dicono come gesto distensivo nei confronti di B. Sta di fatto che nella sentenza vera e propria è arrivata l’assoluzione da parte del Tribunale di Milano, perché “il fatto non sussiste”. La sentenza, cito Repubblica, “chiude un dibattimento durato sei anni in cui la procura di Milano ha accusato il leader di Forza Italia di aver pagato - a partire dal novembre 2011 e fino al 2015 - circa dieci milioni di euro alle giovani ospiti di Arcore per essere reticenti o mentire durante i processi Ruby e Ruby bis sulle serate a villa San Martino. Un'accusa da cui l'ex premier si è sempre difeso parlando di "generosità" per ricompensare chi si è visto rovinare la vita da un'inchiesta giudiziaria presto esplosa sulla stampa”. Semplificando l’esito della sentenza, i verbali delle imputate sono stati ritenuti inutilizzabili per una questione temporale, da cui l’assoluzione dall’accusa di corruzione. Commenti? Non mi lancio a farne, solo una statistica: con questo fanno 36 processi in 25 anni, 35 tra assoluzioni e archiviazioni, una sola condanna.
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Il Tweet

Chiudo con l’analisi del voto di Carlo Calenda che grosso modo dice questo: gli elettori hanno sbagliato a votare🤷♂️.