Extra-profitti
Nelle puntate precedenti: 50 giorni dall’inizio della guerra, i numeri di un disastro umanitario, una settimana tesissima sul piano diplomatico, l’Italia stringe un accordo con l’Algeria per maggiori forniture di gas, cosa prevede la riforma del Consiglio superiore della magistratura.
Sigla
Non so se sia il primo leader europeo a dirlo ma finalmente Mario Draghi ha ammesso chiaramente che l’Italia, e tutti i paesi che hanno importazioni attive dalla Russia, stanno finanziando la guerra. Certo non è una notizia, diciamo pure un’ovvietà. Eppure quando a pronunciarle, le ovviate, è il Premier sembra che le parole abbiano un suono diverso. La sensazione è la medesima di quando disse che “l’appello a non vaccinarsi è un appello alla morte”. Nei momenti in cui le mistificazioni arrivano da tutte le parti fissare dei punti con chiarezza e inequivocabilità è un’operazione assai gradita. Tuttavia non è sufficiente, soprattutto in questa fase, giunti cioè a più di 58 giorni dall’inizio di una guerra alle porte dell’Unione Europea.
Gas africano
Il percorso verso l’indipendenza energetica dalla Russia è lungo, difficile e dispendioso. Il nostro paese sta cercando di fare la sua parte sfruttando il nostro unico vantaggio apparente: l’essere un ponte a metà che collega l’Europa al Nord Africa. La settimana scorsa abbiamo parlato dell’accordo per l’aumento delle forniture di gas con l’Algeria, in questa abbiamo fatto affari con Angola e Congo: dall’Angola vorremmo gas naturale liquefatto per circa 1,5 miliardi di metri cubi all’anno dal 2023; dal Congo vorremmo 5 miliardi di metri cubi annui. Nei due incontri che si sono tenuti nei rispettivi paesi africani, e che hanno portato alle firme di dichiarazioni d’impegno da entrambe le parti, hanno presenziato Di Maio (ministro degli Esteri), Cingolani (ministro dell’Ambiente) e Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Eni1. Doveva esserci anche Draghi, che però è risultato positivo (asintomatico) al covid a inizio settimana.
Il governo italiano sta perseguendo anche un altro obiettivo: far considerare dai leader dell’UE di stabilire un tetto al prezzo del gas. A cosa servirebbe? Attualmente le forniture di gas dalla Russia arrivano in Europa a prezzi diversi, a seconda degli accordi. Se ci fosse un tetto si eviterebbe di andare incontro a ulteriori rincari poiché la condizione sarebbe la seguente: o la Russia e gli altri fornitori accettano di vendere a quel prezzo massimo che tutta l’Europa ha deciso, oppure non vendono (e, di riflesso, non guadagnano). Si oppongono i paesi che hanno una dipendenza troppo profonda dalla Russia dal non voler correre il rischio, come la Germania.
Considerando che nel migliore dei casi gli extra approvvigionamenti arriveranno l’anno prossimo, nel mentre bisognerà affrontare nuovi aumenti dei prezzi per la materia prima. A tal proposito in settimana il senato ha votato a favore del decreto Bollette che introduce alcune azioni calmieranti. Il provvedimento, che diventerà legge entro il 30 aprile, prevede:
stanziamento 8 miliardi di cui 5,5 per contrastare il caro energia e il resto per i sostegni ai settori produttivi più colpiti e per la sanità;
confermato, per il secondo trimestre 2022, l’azzeramento degli oneri di sistema che pesano sulle bollette elettriche;
per altri tre mesi resta l’Iva ridotta al 5% sulle bollette del gas;
bonus sociale sulle utenze di luce e gas per le famiglie a basso reddito (con isee fino a12 mila euro);
temperature minime dei condizionatori non sotto i 25 gradi
misure per favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, semplificando le procedure le procedure per l’istallazione degli impianti fotovoltaici ed eolici.
Un’ultima misura contro il caro bollette lascia particolarmente perplessi: il taglio del 10% sugli extra-profitti delle aziende energetiche. Attenzione: questo articolo c’è nel testo di legge votato al Senato, da vedere se sarà confermato quando il testo sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ovvero diverrà legge. In pratica lo stesso governo stima che grazie all’aumento delle valutazione di mercato le aziende che distribuiscono energia (su tutte proprio la Eni di Claudio Descalzi che sta accompagnando i ministri nel tour africano) hanno avuto 40 miliardi di profitti in poco più di sei mesi. Quindi tassando del 10% questo profitto lo Stato reintegrerebbe 4 miliardi da usare nelle operazioni di ammortamento del caro bollette. Solo 4 miliardi su 40, soldi guadagnati grazie a una contingenza che significa, dall’altro lato, un freno terribile alla nostra economia. Un aspetto da tenere bene a mente la prossima volta che un esponente del governo chiederà se preferiamo la pace o il condizionatore.

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