Fischio d'inizio
Nelle puntate precedenti: il PD ha bisogno di una rivoluzione, i primi compiti di Giorgia Meloni, il prezzo del gas aumenta a causa della inflazione? Quante mucche vale una premier neoeletta?
Sigla
È cominciata la 19a legislatura e se il buongiorno si vede dal mattino certamente non sarà una passeggiata di salute. In questi primi giorni di interregno, con la Meloni che si prepara a ricevere l’incarico e Draghi ancora in giro per l’Europa, abbiamo cominciato ad apprezzare la forza, e anche qualche debolezza, del prossimo esecutivo di centrodestra. In un paio di giorni, il minimo indispensabile, si è venuto a formare quello che si definisce il “quadro istituzionale” della legislatura, ovvero sono stati eletti i presidenti del Senato e della Camera, seconda e terza carica dello Stato dopo il presidente della Repubblica.
3 discorsi
Ad aprire i lavori del nuovo parlamento c’ha pensato Ettore Rosato, il vicepresidente più anziano della Camera che ha aperto la seduta alle ore 10 dello scorso giovedì. Lui che ha contribuito decisamente a dar forma a questo parlamento con la legge elettorale che porta proprio il suo nome, il Rosatellum.
Proprio giovedì Ignazio La Russa viene eletto presidente del Senato. A passargli il testimone è la senatrice a vita Liliana Segre, presidentessa in pectore della prima seduta del Senato. Come lei stessa ricorda in settimana ricorrono i 100 anni dalla marcia su Roma, quindi un secolo dalla presa del potere da parte del Fascismo. Nel suo discorso ha citato come proprio in ottobre fu, all’epoca, allontanata dalla sua scuola elementare. Anni dopo è sempre da un banco, il più importante dell’aula del Senato, che si trova a presiedere la prima assemblea di una nuova legislatura. Alla fine la senatrice cede il posto al nuovo presidente che, simbolismo per simbolismo, è anche tra i fondatori del partito di estrema destra che ha raggiunto il miglior risultato elettorale nella storia repubblicana.
Ignazio La Russa è stato eletto con 116 voti, non tutti proveniente dalla sua maggioranza. Ovviamente lo hanno votato Fratelli d’Italia e Lega, Forza Italia di Berlusconi invece si è astenuta per mostrare contrarietà al fatto che finora il partito non ha ricevuto alcuno scranno di rilievo. In aula, al momento del voto, di tutta Forza Italia erano presenti solo Berlusconi e l’ex presidentessa del Senato Casellati. Contando tutti questi voti è venuto fuori che circa 17 preferenze sono arrivate dai banchi dell’opposizione, quindi tra M5S, Italia Viva, Azione, PD. Difficilmente sapremo i nomi di questi “traditori”, ma il loro contributo è stato fondamentale per eleggere La Russa al primo turno.
Da 50 anni Ignazio Benito Maria La Russa è uno dei protagonisti della politica italiana e la poltrona di presidente del Senato rappresenta il punto più alto della sua lunga carriera. Classe 1947, avvocato penalista, sposato, tre figli dai nomi singolari - Geronimo, Lorenzo Cochis e Leonardo Apache – e nonno di Agnese e Anita, originario della Sicilia (è nato a Paternò) ama profondamente Milano, in cui vive e dove da giovane ha militato prima nel Fronte della Gioventù (sua la epica contestazione il 1° dicembre 1989 a Milano contro l’ex presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov) e poi nel Movimento Sociale italiano. […] La Russa è ancora legato a quel suo passato giovanile, spesso condiviso con il fratello Romano (Vincenzo l’altro fratello – deceduto – ha avuto invece una storia politica importante nella Democrazia Cristiana), non ci sono discontinuità nel suo percorso di vita e politico. Fu infatti Ignazio, da penalista, a tutelare le parti civili nel processo per l’omicidio di Sergio Ramelli, studente iscritto al Fronte della gioventù morto in un agguato compiuto da militanti di Avanguardia operaia. […]Recentemente è apparso in un video in cui mostrava la sua collezione di busti di Benito Mussolini. Lui alle critiche arrivate e alle accuse di fascismo ha risposto che «oggi in Fratelli d’Italia non c’è spazio per i nostalgici». (da Avvenire)
Posizione netta
L’elezione al primo turno di La Russa, riuscita grazie al regalo delle opposizione, rappresenta un’altra vittoria per Giorgia Meloni e una sconfitta per Silvio Berlusconi, che sta cercando di far valere il suo peso nell’alleanza. In questo momento però il cavaliere incassa consapevole di essere in inferiorità, ma attendendo il proprio momento. Pare che prima della votazione del presidente della Camera, avvenuta venerdì 14, abbia deciso di allinearsi al nome candidato dalla Lega, Lorenzo Fontana, e non perdere ulteriore tempo, chiosando così: “Tanto la Meloni sempre di qui deve passare”.
Sta di fatto che anche l’elezione del rappresentante della Camera va in porto senza intoppi, Lorenzo Fontana viene eletto con 222 preferenze. Anche qui ci sono dei dubbi sul fatto che sia stato votato da tutto il centrodestra, e che in generale i candidati di alcuni partiti abbiano ricevuto più voti del numero dei deputati, segno che ci sono delle manovre di posizionamento in atto. Entro due giorni i parlamentari dovranno dichiarare l’appartenenza ai rispettivi gruppi, per il momento il parlamento si presenta COSÌ, in futuro chissà.
L’elezione di La Russa e Fontana definiscono il primo passo politico di questo governo, un passo che difficilmente poteva essere meno caratterizzante. La Russa, come visto, è discendente della lunga evoluzione dell’estrema destra italiana, dal partito fascista di cui faceva parte il padre fino alla fondazione di Fratelli d’Italia. Di Fontana invece possiamo dire:
nato a Verona il 10 aprile 1980, lauree in Scienze Politiche, Storia e Filosofia, sin da giovane si unisce alla Liga Veneta e ai Giovani Padani. Consigliere comunale a Verona tra il 2007 e il 2009, quando entra al Parlamento europeo. Nel 2012 diventa capodelegazione della Lega, per poi essere rieletto nel 2014. Approda alla Camera nel 2018. È l’anno del governo gialloverde, e Fontana, appena eletto vicepresidente della Camera, viene scelto come ministro per la Famiglia e le Disabilità nel Conte I. Negli ultimi mesi del governo, prima che la Lega torni all’opposizione durante il Conte II, è ministro per gli Affari Europei. I temi su cui si spende di più nelle battaglie politiche sono quelli della famiglia, della natalità e della lotta alle cosiddette teorie gender. Si è dichiarato contrario ad aborto, unioni civili e matrimonio gay. (da Formiche.it)


Ovviamente nei discorsi di insediamento i due si sono definiti “presidenti di tutti”, considerata l’istituzionalità dei ruoli. Tuttavia curriculum e credo politico raccontano meglio di tutto qual è stata la scelta del centrodestra. Si è parlato, tra le cose, di rispetto per minoranze e fragilità ma, almeno per il momento, una mano della Meloni tesa alle opposizioni ancora non si è vista.

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