Platea e galleria
Nelle puntate precedenti: numero monotematico sul caso Cospito, perché è in carcere, perché al 41bis, le proteste, il caso Donzelli e la complessità del caso affrontata con la nostra solita leggerezza.
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Il mondo si sta sgretolando e a noi non resta che il rassicurante esercizio della polemica anti-catastrofe. Anti nel senso che per la misura della sua durata ci distrae da ciò che dovremmo affrontare. Quella di questa settimana è la nostra preferita in assoluto, il Festival, un convogliatore naturale di opinioni contrastanti. Qui, giunti alla scrittura/lettura di questa newsletter, tocca l’ingrato di scoprire se oltre alle catastrofi naturali e Sanremo questa settimana sia successo qualcos’altro.
Spoiler: no, pochissimo.
Meloni sugli scudi
Molti sostengono che sia il Festival del PD, volendo alludere a una manifestazione fatta dai benpensanti. Lo stesso PD ammette: “magari si potesse ancora disporre dell’attenzione di oltre 10 milioni di votanti, per giunta fino alle 2 di notte”. Quale che sia la matrice di questa enorme distrazione di massa lunga una settimana (lode comunque all’ideatore), la settimana sanremese fa più gioco al governo che alle opposizioni (per la cui opera il popolo nutriva già il minore interesse).
L’affare Cospito, a tal proposito, è passato da primo in classifica a fuori gara in meno di qualche acuto. Le ultime cronache sul destino dell’uomo ci riportano al suo sciopero della fame, che persiste, e al ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha respinto l’istanza di revoca del 41bis. Cospito, dunque, resta al carcere duro, prosegue a non mangiare e se ne valuta un futuro trasferimento in ospedale (anche se la difesa di Cospito ha chiesto che il detenuto non venga sottoposto a trattamenti forzati in caso di peggioramento). La Corte di Cassazione tornerà a esprimersi sul caso il 24 febbraio.
Riguardo al caso Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, vicepresidente del Copasir (la cui presunta diffusione di notizie riservate avevamo descritto qui), il partito e Giorgia Meloni hanno eretto un muro. "Non ritengo vi siano i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto" ha scritto la premier al Corriere, riferendosi anche al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (che avrebbe passato le informazioni a Donzelli). Al netto della fiducia del partito la Procura di Roma procede nelle indagini sulla possibile rivelazione del segreto d'ufficio. Una tegola sul governo che la premier si sarebbe sicuramente risparmiata.

Galletti
Il cruccio ben più grave della premier è lo scontro avuto in settimana con il presidente francese Emmanuel Macron. In vista del Consiglio europeo straordinario (in programma per giovedì e venerdì) il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto prima un incontro a Londra, e poi in serata un altro a Parigi. Nella capitale francese c’erano ad accoglierlo Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’Italia non è stata chiamata.
In occasione del Consiglio europeo Meloni ha definito inopportuno il triangolare a esclusione dell’Italia. Si sono registrati rapporti freddi con Macron e Scholz, e soprattutto è saltato l’incontro bilaterale con Zelensky (nel senso che c’è stata solo una breve chiacchierata in pubblico). La premier conferma la fedeltà dell’Italia alla causa del paese invaso, ma ha puntato i piedi a terra.
Nei fatti poi il Consiglio è stato scarso di decisioni. Il grande tema al centro del dibattito è stata l’immigrazione, le istanze principali sono due: i paesi dell’est chiedono aiuti per la costruzione di muri a protezione dei confini; l’Italia e i paesi del Mediterraneo chiedono una stretta sulle operazioni di soccorso in mare da parte delle ONG. Riguardo al primo punto il Consiglio ha disposto dei fondi, ma solo per la dotazione di dispositivi quali, ad esempio, telecamere di sicurezza (l’Europa di fatto non finanzia i muri, ma deve comunque scendere a patti con gli stati membri più colpiti dai flussi migratori). Per quanto riguarda l’istanza italiana, tutto è rimandato a marzo.
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Il Tweet

Questo video mostra Ciro Santoriello, uno dei tre pm che si sta occupando l’inchiesta Prisma sui conti della Juventus, mentre dice che odia la squadra bianconera. Seppur tendenti all’ironia le affermazioni hanno destato molto clamore, in più sono stati divulgati altri video in cui il magistrato ribadisce più o meno lo stesso concetto. Su di lui nessun provvedimento, chiaramente, se non l’auto-allontanamento dall’inchiesta. Non centra direttamente ma questo caso viene fuori in un periodo in cui antipatie calcistiche e tifo ostile sembra stiano tornando a intensificarsi, travalicando i confini dello stadio.
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