Settembre, vaccini e altre polemiche
Nell’ultima puntata le poletichette, tante tantissime, dal meeting di Rimini: il presidente di Confindustria, Bonomi, contro il ministro del Lavoro, Orlando; il ministro dell’Istruzione Bianchi contro i no vax della scuola; le dimissioni forzate di Claudio Durigon (Lega), sottosegretario all’Economia che voleva a Latina una piazza titolata al fratello del Duce.
Sigla
Wake me up when september end dicevano i Green Day in una canzone che secondo me è invecchiata male (tra l’altro il videoclip parla di guerra in Iraq, altro capolavoro americano). Un tempo i ventenni usavano Facebook e quando il primo settembre arrivava era quasi un obbligo morale postare questa canzone in segno di resa verso il mese della ripresa. Poi i ventenni sono diventati trentenni, i loro genitori hanno occupato Facebook come talebani a Kabul e questa pessima abitudine è cessata. Perché faccio questa citazione? Non solo per rivendicare la natura un po’ boomer di questa newsletter ma anche per cimentarmi in un acrobatico collegamento senza molto senso. Quest’anno infatti il primo settembre significa Green Day davvero per tutti, quello in cui il Green Pass entra a pieno regime, anche per i non amanti del punk e, soprattutto, per i non amanti dei vaccini. Fine di questo prologo imbarazzante.
Lasciapassare
È il perno sul quale ruota la polemica politica delle ultime settimane ma, nonostante alcune incongruenze di forma nel regolamento, sul green pass il governo va dritto come una spada. Non sono mancate proteste di vario genere da parte di gruppi no vax contrari alle proibizioni imposte dal lasciapassare verde. Si è parlato molto dei svariati gruppi Telegram con migliaia di iscritti no vax sui quali questi “movimenti spontanei” si coordinano e si danno appuntamento, o semplicemente si scambiano informazioni (contro il vaccino, ovviamente). La presenza di questi gruppi è balzata agli onori della cronaca quando sugli stessi sono cominciati a circolare numeri di telefono e indirizzi di bersagli da colpire.
A gettare benzina sul fuoco c’ha pensato l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato che ha detto:
“Chi finisce in terapia intensiva e ha rifiutato il vaccino deve pagarsi il ricovero”.
Provocazione decisamente fuori luogo e inapplicabile. Le cure restano e resteranno un diritto fondamentale per tutti, anche per gli anti-vaccinisti. Un ricovero per covid in ospedale è stimato, come costo per i contribuenti, sui 25 mila euro. Come ci si dovrebbe comportare con chi non possiede quella somma? Si dovrebbe applicare la stessa logica anche a ricoveri per ragioni diverse (fumo, alcool…)?
L’escalation di polemiche sul Green Pass si è protratta fino al primo settembre quando nella commissione Affari sociali della Camera la Lega ha votato proprio contro il certificato verde. In pratica il decreto Green Pass era stato approvato in Consiglio dei Ministri il 6 agosto, quindi mercoledì primo settembre c’è stato il passaggio in Parlamento per la conversione in legge. È qui che la Lega, che aveva contribuito a votare il decreto a suo tempo, cambia idea e tenta il blitz votando un emendamento che di fatto avrebbe soppresso il Green Pass. Secondo la versione ufficiale di Claudio Borghi (Lega), firmatario dell’emendamento, il suo partito ha agito così per lanciare un dialogo contro l’assenza di dialogo sul provvedimento in questione. Altri giustamente sostengono che questi sono effetti del semestre bianco, quello che precede l’elezione del presidente della Repubblica, periodo nel quale non si possono sciogliere le camere e quindi i partiti possono lanciarsi in manovre spericolate (e, in questo caso, inutili).
La risposta di Draghi
In una conferenza stampa convocata giovedì 2 il premier Mario Draghi ha affrontato diverse di queste questioni spiegando la posizione ufficiale del governo. Innanzitutto Draghi ha detto che entro la fine di settembre l’Italia avrà raggiunto l’80% di copertura vaccinale mentre il 91,5% del personale scolastico ha già ricevuto almeno una dose del vaccino. Inoltre, se Ema (Agenzia europea del farmaco) e Aifa (Agenzia italiana del farmaco) daranno il loro placet il governo procederà a impartire l’obbligo vaccinale. Questa è stata la grande 💣 della conferenza, ma ecco le altre importanti comunicazioni:
possibilità di estendere il Green pass ai grandi eventi, ai mezzi di trasporto pubblici e ai luoghi di lavoro privati;
il Green Pass ottenuto tramite vaccini avrà una validità di 12 mesi;
la terza dose per i soggetti fragili cominceranno a fine settembre;
quando gli studenti saranno tutti vaccinati potranno togliere la mascherina in classe.
Per quanto riguarda l’attacco della Lega il premier ha glissato: “Faremo la cabina di regia, ma il green pass sarà esteso”.
Logo comune
Qualche tempo fa parlavamo della candidatura di Letta per il seggio vacante di Siena alla Camera, per il quale si voterà in contemporanea alle elezioni amministrative: il 3 e 4 ottobre. La definivo una atto di masochismo, una situazione in cui c’è tanto da perdere e poco da guadagnare. Letta punta a entrare in parlamento per avere maggior voce nella prossima elezione del presidente della Repubblica, ma rischia di perdere in un collegio che è sempre stato storicamente di sinistra. Per capire quanto è spinosa la situazione si pensi alla polemica sul simbolo sorta questa settimana. Letta si candida con un simbolo senza il logo del PD, questo qui:


La decisione di non inserire simboli è stata presa un motivo ben specifico: trattandosi di un collegio uninominale, dove si vota il nome e non il partito, se avessero inserito il logo del PD avrebbero dovuto aggiungere anche quelli di tutta la coalizione. Insomma, troppo da tenere tutto insieme. Gli oppositori però hanno sfruttato l’occasione per sostenere che lo stesso Letta si vergogna del simbolo del suo partito. Che, come disse il leader delle Sardine Mattia Sartori, il PD è un simbolo tossico.
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Il Tweet
Nella giornata di mercoledì erano attese proteste dei no vax in oltre 50 stazioni ferroviarie italiane. Questo sarebbe dovuto essere il climax della “rivolta” antivaccinista, che nei giorni precedenti si era distinta per l’aggressione a un giornalista di Repubblica. Secondo il tam tam rintracciato sui social l’intenzione era quella di creare disservizi nelle partenze dei treni. Il Ministero dell’Interno ha annunciato tolleranza zero e posto in allerta le forze dell’ordine. Alla fine non c’è stato alcun tipo di disordine, le manifestazioni non si sono tenute a causa dell’esigua partecipazione. È da sottolineare però la massiccia presenza di stampa che ha fornito un megafono importante ai pochi indomiti presentatisi sul posto (a Napoli, ad esempio, solo 2 persone). Insomma, ok non sottovalutare il fenomeno, in particolare le infiltrazioni dell’estrema destra all’interno di questi gruppi di cittadini scontenti. Ma osservare un rapporto di 5 giornalisti per ogni manifestante comincia a sembrare una condizione ridicola.
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