Tetti
Nelle puntate precedenti: è già crisi nella maggioranza? La settimana frenetica di Berlusconi (che ha ricevuto un utile regalo di compleanno da parte di Putin), perché l’ex presidente si lamenta così tanto con Meloni? Una tradizione di Maurizio Gasparri.
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Bentornati, prima di entrare nel vivo della settimana vorrei tornare un attimo a quella precedente. Con il governo in piena fase di formazione avevo detto che le intercettazioni di Berlusconi avrebbero inevitabilmente compromesso le chance di Antonio Tajani, Forza Italia, di fare il ministro degli Esteri. E invece no, scemo ingenuo che sono. Alla fine la destra si è presentata unità alle consultazioni con il presidente Mattarella, in pochi minuti ha spiegato l’idea di esecutivo, in pochi minuti ha avuto il mandato. QUI la lista dei ministri, Tajani è appunto confermato agli Esteri. D’altronde ho anche detto più volte che questo governo ha i numeri per portare a termine i 5 anni, questa volontà è evidentemente superiore anche alle esternazioni esagerate di Berlusconi. Forse B non ha più quel peso internazionale che spontaneamente tendiamo ancora ad attribuirgli, il risultato è che alle sue parole gravi non è seguita alcuna conseguenza apparente.
Segnalata questa valutazione sbagliata andiamo avanti in modalità esame di Stato visto che questa settimana abbiamo una sola parola a legare un po’ tutti i concetti: tetto. Dunque in primis parliamo del ‘tetto di cristallo’, quello che la testa bionda della Meloni ha sfondato diventando la prima premier del paese.
Tetto di cristallo
La presidente ha ricevuto in settimana sia la fiducia della Camera che del Senato, e così è cominciato il suo mandato. Meloni ha quindi fatto due discorsi, il primo più retorico e il secondo (quello al Senato) più programmatico.
Nei 70 minuti di discorso alla Camera la premier ci ha messo dentro praticamente tutto mostrando, giustamente, una certa emozione. C’è stato il momento in cui, sempre giustamente, ha rivendicato l’essere la prima donna presidente del Consiglio rendendo omaggio a chi ha fatto da apripista. Da qui un elenco di 16 nomi di donne pronunciati con voluta omissione del cognome. Per citarne alcuni: Tina (Anselmi), Nilde (Iotti), Rita (Levi Montalcini), Oriana (Fallaci), Marta (Cartabia), Elisabetta (Casellati), Samantha (Cristoforetti). La scelta di omettere il cognome è politica. Provandolo a spiegare con parole semplici: è come se la Meloni, citando solo i nomi propri, utilizzi la retorica dell’intimità con queste figure, in quanto tutte donne. Una delle polemiche più lunghe e allo stesso tempo attuali è quella contro quei titoli di giornale che non citano la professionista donna per nome e cognome (come farebbero con un uomo) preferendo il nome da solo o la professione. Dunque la Meloni, che è ben informata sullo sviluppo di questo dibattito, cita queste personalità ponendo l’accento sul fatto che sono donne, prima che tutto il resto, attirandosi delle facili critiche.
Mi rendo conto che può sembrare una questione da poco, e partirei dal fatto che più dei discorsi valgono i fatti. Detto questo le parole sono importanti, Meloni ha scelto di rendere più criptico questo passaggio citando solo nomi propri, sapendo dunque che non tutti avrebbero colto subito ogni singolo riferimento. Sacrificare un po’ di chiarezza per favorire una polemica telefonata. La domanda è: questo è il modo di fare che questo governo applicherà ad ogni situazione (punzecchiare costantemente gli ideali della parte opposta e progressista)? O c’è già bisogno di buttarla in confusione?

Tetto del contante
Uno dei primi punti affrontati da questo governo è quello che riguarda il tetto del contante. Si tratta del limite massimo di spesa effettuabile con denaro contante, una misura che in un paese come il nostro rappresenta uno strumento per limitare l’evasione fiscale. Attualmente il limite è stabilito a 2mila euro, in vigore fine alla fine dell’anno. La possibilità concreta è che il governo alzi l’asticella a 5mila euro nella prossima legge di bilancio.
Questo come altri punti dei lunghi discorsi della Meloni raccontano una destra che cercherà di farsi trovare pronta per il primo provvedimento serio a cui dovrà metter mano, e che vorrebbe farlo alla sua maniera. Un provvedimento economico che potrebbe, ad esempio, includere la soppressione del reddito di cittadinanza. Dico vorrebbe perché poi bisognerà scontrarsi con la realtà di quello che si può fare e quello che no, quindi rispettare le coperture economiche senza fare debito. Intanto un provvedimento del genere, quello del tetto sul contante, per quanto piccolo e un po’ pretestuoso (buono per far polemica, insomma) racconta che l’inversione di marcia è cominciata: siamo partiti dall’incentivo del Cashback per i pagamenti digitali e arrivati a rialzare il limite di circolazione del contante.
Per chiudere questo quadro naif si segnala il ritorno applaudito di Berlusconi al Senato, le manganellate agli studenti presso l’università Sapienza di Roma proprio durante il discorso alla camera di Meloni, il neoministro dell’Interno Piantedosi (qui un’interessante biografia) che ha scoraggiato l’ingresso in acque italiane a due navi ong di soccorso in mare che al momento hanno a bordo 380 persone.
Tetto al prezzo del gas
Infine chiudiamo la tesi sui tetti con quello al prezzo del gas che, ricordiamolo, servirebbe ad acquistarlo tutti insieme in Europa a prezzo stabile. Se per noi questa cosa può risultare la riprova dell’inefficienza dell’UE, si capisce meglio la questione mettendosi nei panni di quei paesi che vendono la materia prima, e che stanno guadagnando di più. Il tetto infatti andrebbe messo a tutti e non imposto solo alla Russia. In ogni caso sembra ormai chiaro che l’Unione non deciderà nulla sul tetto del gas fino al prossimo inverno 2023. In generale sembra che gli stoccaggi siano a buon punto, in parole povere abbiamo già quasi assicurata tutta l’energia che necessiteremo per l’inverno. Su come calmierare il prezzo in bolletta decideranno i singoli stati, un’eventualità, quella che ognuno faccia per sé, contro la quale si era tanto battuto Mario Draghi. Questa è sicuramente la prima tegola importante su cui rischia di sbattere la testa il governo Meloni.
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Martedì, durante il discorso alla Camera di Giorgia Meloni, la polizia interveniva contro una manifestazione di studenti presso l’Università la Sapienza di Roma. Gli studenti protestavano per un convegno con Daniele Capezzone, opinionista, e il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Roscani, per il quale era stato interdetto l’accesso alla facoltà. Gli studenti cercavano di appendere uno striscione alla serranda chiusa dell’edificio con la scritta “la Sapienza è antifascista”. Al tentativo i poliziotti hanno caricato la folla nel modo in cui si può vedere dai vari video in rete. Dopo l’accaduto gli studenti hanno occupato la facoltà di Scienze Politiche, la stessa dove si era tenuto il convegno contestato.
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