Torcicolle
Nelle puntate precedenti: quel rapporto tutto nostro con l’elezione del presidente della Repubblica (e con le campagne elettorali in generale), Berlusconi ritira la sua candidatura, 2 centesimi sulle chance di Pier Ferdinando Casini, Grillo indagato per traffico d’influenze, arrivare in Sicilia senza un Super green pass.
Sigla
Se prima ero pervaso da un sentimento di accettazione passiva verso la pantomima nazional popolare comunemente definita “elezione del presidente della Repubblica”, ora non più. Ho la nausea, da qualunque parte osservi questa situazione trovo validi motivi di disapprovazione.
Innanzitutto trovo insopportabile le lamentele dei social, alimentate alla grande da furbi editorialisti che fingono di non conoscere le dinamiche di questo specifico passaggio politico. Se sento ancora commentare questa elezione come “una pratica bizantina” do una testata al muro. Non scopriamo oggi che eleggere una persona al Quirinale non è una pratica semplice e veloce. Potrebbe esserlo, in alcuni casi lo è stato e in altri no (due volte è capitato che il nome fosse eletto alla prima votazione, due volte alla sedicesima, una volta addirittura alla ventitreesima). Il sistema che adotta la nostra democrazia è questo e se non possiamo più accettarne le lungaggini allora discutiamo di come cambiarlo. La delusione verso la classe politica, che non fa più nulla per essere meno imbarazzante, non fa più notizia.
Una roba su tutte: i nomi votati a caso, cioè i vari Amadeus, Valeria Marini, Alberto Angela, Alfonso Signorini (e niente per Maria De Filippio, io boh)… è solo goliardia? No, almeno non del tutto. La vera motivazione è che quei voti servono a segnalare qualcosa come la propria disponibilità a votare per una certa corrente. Sono voti strategici mascherati da buffonate, non tutti ma sicuramente gran parte.
Poi c’è il discorso dei tempi biblici con cui questa funzione viene svolta, che giustamente le fa girare a molti. “Noi a lavorare e loro una settimana a parlare del nulla”, caro lettore se hai pensato questo ti invio un abbraccio. Da questo punto di vista i grandi elettori sono indifendibili. Indifendibili Meloni e Salvini che hanno dato spago alla candidatura di Berlusconi senza studiare una rosa di nomi condivisibile. Indifendibili Letta, Conte e Speranza che giocano di rimessa, attendono la mossa degli avversari e nel frattempo si avvelenano sospettando l’uno dell’altro di possibile tradimento. Indifendibile pure Mario Draghi che avrebbe dovuto sottrarsi a questo gioco: altro che “nonno al servizio delle istituzioni”, resti lì dove sei e porti la legislatura a conclusione, ecco l’unico modo per servire le istituzioni.
Cronistoria
Concluso l’editoriale umorale passiamo alla cronaca più o meno recente di queste elezioni. Innanzitutto ecco un recap delle prime sei votazioni:
Il lunedì i grandi gruppi hanno votato tutti scheda bianca, ben 672 volte. A quel punto Mario Draghi ha aperto le consultazioni con i leader di maggioranza, probabilmente per capire le intenzioni sulla propria candidatura. Ciò nonostante anche la seconda e la terza votazione sono andate vane. Alla quarta votazione il quorum è sceso a 505, Salvini ha cominciato a fare proposte di nomi tra cui Letizia Moratti (ex ministra Istruzione), Marcello Pera (senatore) e Carlo Nordio (ex magistrato). Il Pd rigetta questa proposta e continua a spingere per nomi quali Draghi, Mattarella, Giuliano Amato (ex presidente del Consiglio), Pier Ferdinando Casini. Il valzer delle proposte va avanti fino alla quinta votazione, quando l’accordo nel centrodestra è quello di votare compattamente Maria Elisabetta Casellati, presidentessa del Senato e seconda carica dello Stato. Ovviamente il nome viene bruciato con l’aggravante dell’umiliazione politica. La Casellati prende solo 382 voti, 123 in meno di quelli necessari ma soprattutto 59 in meno di quelli a disposizione del centrodestra. Quindi è stata tradita da una parte di ‘franchi tiratori’, coloro che votano segretamente contro l’indicazione del partito.
Belloni
La sesta votazione si è svolta di venerdì, giorno a partire da cui ci saranno due votazioni al giorno, sperando non ne siano necessarie ancora molte. La sesta, dicevamo, è stata pressoché una formalità. Mattarella ha preso 336 voti, una sorta di attestato di stima in una tornata senza molto senso, visto la totale assenza di accordi. Prima che cominciasse lo spoglio però Letta, Salvini e Conte hanno concluso una mini-riunione per stabilire come proseguire. Usciti alla spicciolata dal luogo della riunione sono stati intervistati dai tanti giornalisti. Letta non ha detto granché, Salvini ha lanciato la bomba: eleggeremo una presidente donna. Pochi minuti dopo esce Conte e conferma: ci sono profili di donne di cui stiamo discutendo.
Subito il pensiero va a Elisabetta Belloni, attualmente a capo dei servizi segreti di Stato. La notizia sorprende e solleva reazioni opposte. Renzi è il primo a lanciarsi davanti alle telecamere per dire che la candidatura della Belloni non è accettabile. In effetti la questione è la seguente: il capo dei servizi segreti (ruolo che la Belloni ha ricoperto per 7 mesi) non dovrebbe poter passare al Quirinale. Contrari quelli di Forza Italia, a favore Fratelli d’Italia. Di Maio dice che è stato indecoroso il modo in cui la candidatura è stata annunciata, Grillo le ha scritto un tweet di auguri. Il Pd non ha ancora una posizione ufficiale, ma ci sono correnti che si dicono scontente, Liberi Uguali invece si stacca. Opinioni contrastanti, appunto.
Insomma si è creato uno strano asse M5S - Lega - Fratelli d’Italia che potrebbe provare a eleggere il presidente della Repubblica, spaccare la maggioranza di governo e provare ad andare avanti con un nuovo premier, visto che Draghi non accetterebbe di proseguire con una siffatta maggioranza. Questa però è fantascienza, difficile credere che il capo dei servizi segreti possa accettare di destabilizzare così tanto il paese in questa fase. Non è chiaro poi il ruolo del Pd: il partito potrebbe votare la Belloni, ma di certo non stare in una maggioranza di governo con Meloni e Salvini. Sorge poi il sospetto che all’uscita della riunione (di cui è quasi sicuro che si sono fatti nomi di candidate donne) Letta sia stato “fregato” da Salvini e Conte che lo hanno preso in contropiede. Quindi la prossima possa del PD è fondamentale.
Questa della Belloni però è una candidatura importante alla quale il resto degli scontenti può opporsi con un solo voto possibile per mettere tutti d’accordo: Sergio Mattarella. A quel punto il presidente della Repubblica si troverebbe a competere contro il capo dei servizi segreti. Considerato che è da tempo che si parla di spostare il presidente del Consiglio Draghi al Quirinale, possiamo dire che la democrazia in Italia sia davvero confusa e poco in salute.
Alle 23 di venerdì 28, ora in cui sto chiudendo questa newsletter, l’unica certezza che abbiamo è che finalmente è stato proposto un nome che, in teoria, potrebbe davvero essere quello buono. Eppure non sono certo che domani a colazione la situazione non sia già, di nuovo, radicalmente cambiata.
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Il Post
Martedì Pier Ferdinando Casini ha messo su Instagram questa foto con la scritta “La passiona politica è la mia vita ❤️🇮🇹”. Sembrava quasi un segnale, invece la sua candidatura ha perso di forza con il passare delle votazioni. D’altronde nessuno ha lanciato formalmente il suo nome e io, i miei soliti due centesimi, continuo a scommettere su di lui.
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