What a MES
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Nonostante in oltre un anno di governo siano cambiate un po’ di cose, le previsioni sul futuro sono le stesse: l’esecutivo Meloni arriverà fino al 2027 salvo incredibili stravolgimenti (ad esempio una crisi economica talmente grave da imporre un governo tecnico). Ma occhio ai deliri di onnipotenza e alle supercazzole. Star sempre lì a bullizzare le opposizioni e a diffondere statistiche distorte e fake news potrebbe creare più insidie di quante se ne mettano in conto.
Parliamo di uno dei macro-temi della settimana, la ratifica del MES e la polemica che ne è scaturita. Solito passo indietro, cos’è il MES?
Il MES, acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità, è un fondo di salvataggio permanente creato dall'Unione Europea, nel 2012, per fornire assistenza finanziaria ai paesi membri in difficoltà finanziarie ed evitare crisi economiche, ad esempio quella greca nel 2009. In questo fondo sono dunque contenuti miliardi di euro cui può accedere un paese in difficoltà. Per ottenere assistenza uno Stato deve accettare un piano di riforme supervisionato dalla "Troika", il gruppo composto dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Il piano può prevedere misure come la riduzione della spesa pubblica, soprattutto per quanto riguarda le pensioni, la privatizzazione, la liberalizzazione e la flessibilizzazione delle leggi sul lavoro, il tutto mirato a rendere sostenibili nuovamente i conti pubblici.
Perché non vogliamo il MES?
Quindi il paese che voglia accedere al MES andrà incontro a misure impopolari, soprattutto imposte da enti esterni (non il massimo della prospettiva per un governo nazionalista come quello attuale). All’Italia però non viene chiesto di votare per adottare il MES, ma solo per riformarlo. La ratifica è pronta ma ferma da oltre un anno, l’unico paese a non avere ancora firmato è il nostro.
L’opposizione italiana al MES è tutta politica. La maggioranza, fatta eccezione per Forza Italia, ha usato molto spesso il tema del MES in chiave antieuropeista. Dunque il governo, in particole Lega e Fratelli d’Italia, hanno preferito rimandare il più possibile la decisione per non dare segno di incoerenza. Il 31 dicembre è la data limite per dare l’ok alla ratifica, intanto il MES è diventato utile anche per un altro scopo: la discussione sul Patto di stabilità.
In questo caso parliamo dell’insieme di regole cui devono attenersi i bilanci degli stati membri dell’Unione Europea. Il patto è stato sospeso nel 2020, anno del covid, e dovrebbe rientrare in vigore a inizio 2024, ma in che modo? Anche il Patto di stabilità è alle porte di una riforma, ma ci sono paesi, tra cui l’Italia, che stanno lavorando per ottenere condizioni meno stringenti.
Inizialmente l’Italia desiderava che il Patto fosse sospeso anche per il 2024, poi ha richiesto che le spese militari sostenute per aiutare l’Ucraina fossero incluse nel bilancio entrate/spese dei paesi. Queste condizioni non si sono realizzate, piuttosto la riforma del Patto (al quale sta lavorando, tra gli altri, il commissario europeo - ed ex premier - Paolo Gentiloni) dovrebbe prevedere l’introduzione di obiettivi specifici per i singoli paesi e la decadenza dell’obbligo di ridurre il debito anno per anno. Resta però la condizione principale del Patto di stabilità: il deficit (la differenza passiva tra la spese ed entrate) non deve superare il 3% del PIL (prodotto interno lordo). Questo fattore influenza la scrittura delle leggi di Bilancio (quella dell’Italia ma anche di tutti gli altri paesi UE), ovvero la norma che prevede le entrate e le uscite del prossimo anno.
Tutto è connesso dunque. Il nostro bilancio dipende da quanto saranno strette le regole del Patto di stabilità. L’Italia cerca di spuntare la condizione più favorevole mettendo sul piatto anche il MES e bloccandone la riforma.
False accuse
In settimana, precisamente di mercoledì, la premier Meloni è intervenuta in Senato e ha accusato il leader del M5S Giuseppe Conte di aver dato il via libera al MES dopo le dimissioni del suo governo, implicando che egli abbia svenduto l’interesse nazionale senza prendersene le conseguenze. La premier, nel fare ciò, usa i soliti toni aggressivi e sventola in aula un fax che l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio inviò il 20 gennaio 2021 all'ambasciatore a Bruxelles, autorizzandolo a siglare l'accordo per il MES.
Ma la stampa, in particolare il quotidiano Il Foglio, ha fatto notare due cose:
il 20 gennaio 2021 il governo Conte era ancora in carica, si sarebbe dimesso solo il 26 gennaio;
la decisione di firmare per il MES fu approvata dal Parlamento (con votazione sia alla Camera che al Senato) un mese e mezzo prima.
Quindi Meloni sventola questo foglio come fosse la prova provata di chissà quale complotto contro il paese, quando in realtà sta parlando di un fax che è una mera autorizzazione burocratica a una decisione presa nel pieno esercizio della democrazia.
Non paga, la Meloni prosegue a parlare di politica estera e dice: “Ricordo la foto di Draghi sul treno con Macron e Scholz. Per alcuni la politica estera è farsi fare qualche fotografia, anche quando a casa non si portava niente”. Quando gli viene chiesto il perché di questo attacco a Draghi la premier risponde che in realtà ce l’aveva col PD (??). Il giorno dopo è volata a Bruxelles per il Consiglio europeo ed è stata fotografata in hotel mentre discuteva proprio con Macron (premier francese) e Scholz (cancelliere tedesco). Praticamente la stessa identica foto contestata il giorno prima.
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