L'arte della guerra
Nelle puntate precedenti: storie di benzinai sommelier, fare la guerra per avere la pace, bollettino di guerra, decreto concorrenza, riforma del catasto, legge fine vita.
Sigla
Sun Tzu è stato un filosofo e un generale cinese vissuto probabilmente cinque secoli prima della nascita di Cristo. Viene comunemente indicato come l’autore de L’arte della guerra, una sorta di manuale costituito da brevi ed efficaci aforismi. È divenuto famoso poiché si è diffuso ampiamente nell’ambito militare e poi anche in quello civile. Non che voglia banalizzare il senso di un libro conosciuto quasi quanto la Bibbia, ma L’arte della guerra è una sorta di manuale del conflitto. Siccome i rapporti umani sono sempre tesi al conflitto, la maggior parte della saggezza distillata di Sun Tzu può essere applicata quasi a ogni situazione di attrito. Leggete la citazione seguente pensando di stare lì lì per litigare con il vostro partner e immaginando la voce di Sun Tzu che vi sussurra:
“Gli esperti nell'arte del combattere inducono gli altri a fare la prima mossa, e non vengono indotti a farla.”
Secondo me funziona alla grande. Detto ciò questa semplice frase rappresenta anche la sottile pratica del non agire, la definizione che meglio racconta la strategia della Cina in questa prima fase della guerra tra Russia e Ucraina (che ha superato le tre settimane). La Cina è un gigante silente che a ogni sussulto può spostare gli equilibri, quindi si guarda bene dal farlo. È proprio una questione di forma mentis: non entrare negli affari degli altri, ma guai se gli altri si interessano agli affari propri. La Cina sarebbe amica della Russia, ma si limita “solo” a non condannarne l’azione. Quando l’ONU ha approvato a larga maggioranza la risoluzione contro la guerra la Cina si è astenuta. Quando UE e USA hanno cominciato a sanzionare la Russia sul piano economico la Cina non si è allineata. Al tempo stesso quando l’Occidente ha escluso dal sistema SWIFT1 le banche russe la Cina non ha invitato il Cremlino2 a utilizzare il proprio sistema parallelo, ovvero il sistema CIPS. La Cina non ha dato sostegno militare alla Russia, e certamente non ha inviato armi in Ucraina.

Il governo di Xi Jinping3 può ancora decidere di offrire un aiuto concreto a Putin, ma finora non è stato così. In parte per l’insegnamento di Sun Tzu e in parte perché la Cina è la prima economia di riferimento della Russia, ma la Russia è la dodicesima economia di riferimento della Cina. Chi invece ha avuto, storicamente parlando, un atteggiamento opposto a quello cinese sono gli Stati Uniti. Interventisti, sempre tesi all’espansione della loro influenza sul mondo. Oltre a essere in prima linea nel fronte anti-russo nell’ultima settimana hanno stanziato un miliardo di aiuti militari all’Ucraina.
Proprio in questi giorni le due superpotenze si sono incontrate per discutere della crisi in atto. Luogo del colloquio: l’hotel Cavalieri Waldorf Astoria di Roma. Seduti al tavolo c’erano Jack Sullivan, segretario alla sicurezza di Stato americano, e Yang Jiechi, presidente della commissione esteri. Nessun esponente del governo italiano presente. L’Italia, che durante i governi Conte si era discostata dalla storica alleanza con gli States per avvicinarsi all’Oriente, che è tornata sui suoi passi con Draghi, si è posta come nazione neutrale per l’occasione. I maligni diranno che in un contesto del genere contiamo come l’asso di bastoni quando regna spade (cioè zero). In ogni caso la riunione durata quasi otto ore non ha spostato gli equilibri: gli americano hanno intimato i cinesi a fornire nessun tipo di aiuto ai russi; i cinesi hanno negato di star fornendo ogni tipo di collaborazione, ma hanno confermato la loro contrarietà alle sanzioni contro l’economia russa. Bisogna credere a questa neutralità? Chiedetelo a Sun Tzu.
Quarto round
Lunedì 14 Russia e Ucraina si sono risedute al tavolo dei negoziati per la quarta volta. Come per le prime tre le aspettative non erano rosee, eppure proprio da questo incontro è scaturita la prima buona notizia da qualche tempo a questa parte: c’è una bozza di accordo. Nero su bianco, 15 punti (più o meno) che stabilirebbero le condizioni per la fine della guerra sul campo. La testata inglese Financial Times ha lanciato questa indiscrezione, il quotidiano Il Foglio ha addirittura stilato la lista di punti sostenendo che la redazione sia venuta in possesso di questa bozza. Quanto fidarsi non saprei, in ogni caso i punti veramente importanti sarebbero:
1 - L'Ucraina si impegna alla neutralità e alla non adesione alla Nato per 15 anni, se non attaccata dalla Russia. Dopo potrà scegliere di aderire con la votazione attraverso referendum (che nella costituzione ucraina non è attualmente previsto).
2 - L'Ucraina riconoscerà uno status speciale a Donetsk e Luhanks (le regioni al confine est che sono a maggioranza filorussa) i cui dettagli saranno definiti nell'accordo, ma che rispetterà i desideri democraticamente espressi dalla sua popolazione legittima. Avranno lo status di regioni neutrali e la Russia si impegna a non annetterle per almeno 15 anni.
3 - L'Ucraina riconoscerà l'annessione della Crimea (ex regione ucraina annessa dalla Russia nel 2014).
4 - La Russia si impegna a non interferire con il processo di adesione da parte dell’Ucraina all’UE.
Non è molto, anzi è davvero troppo poco. Questa lista è palesemente sta scritta dalla parte russa e per gli ucraini non avrebbe senso accettare suddette condizioni. O meglio, a questo punto tanto valeva arrendersi subito. Eppure il presidente Zelensky ritiene che almeno si sia passati a discutere su un piano di concretezza, mostrando un cauto ottimismo. Il capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak ha addirittura affermato che entro dieci giorni si potrebbe trovare un accordo. Alti vertici militari invece sospettano che la Russia stia guadagnando tempo per riorganizzare le truppe sul terreno ucraino, e in effetti nei giorni seguiti al quarto negoziato non si sono arrestati bombardamenti e uccisioni.

Fronte Italiano
Settimana scorsa parlavamo di disarmo, pacifismo, e del fatto che la politica italiana va nella direzione opposta. Appunto: con il cosiddetto Decreto Ucraina la Camera ha impegnato il governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso la soglia del 2%. 391 voti favorevoli su 421. Attualmente l’Italia spende l’1,4% del PIL in spese militari che corrisponde a 25 miliardi di euro. Il parlamento ha chiesto al governo di alzare la spesa a 38 miliardi.
Quindi passeremo da spendere 68 milioni di euro al giorno a 104.
Se uno guarda solo le percentuali notiamo che è la stessa decisione che ha preso la Germania a fine febbraio (ne parlavamo qui). La differenza è che il PIL della Germania è molto più alto e quindi la loro spesa militare aumenterà di ben 100 miliardi. Ho citato la Germania perché il loro esercito e il nostro sono famosi per essere mal attrezzati, con mezzi blindati non funzionanti e via dicendo. Quindi, chissà, si può riorganizzare un esercito con circa 150 miliardi di euro (che è il budget tedesco)? Si può fare lo stesso con 38 miliardi di euro (il nostro budget)? Questo paese diroccato che chiamiamo Italia ne aveva davvero bisogno? “Caro Salvo, avrai la tua risposta quando finirai prigioniero per mano dei nostri nemici”.
Un fronte in meno
Chiudiamo con il Consiglio dei ministri che ha approvato all’unanimità l’allentamento delle misure anti-Covid. Ecco il percorso:
1° aprile
Fine dello stato di emergenza. [occhio alla data]
Decade l’obbligo di Super green pass sul luogo di lavoro per over 50 (servirà comunque il green pass ottenibile con il tampone).
Non servirà più il green pass per salire su metro e bus, per entrare in musei, uffici pubblici, negozi, banche, poste o dal tabaccaio.
Capienza al 100% per stadi e discoteche.
1° maggio
Non servirà più il green pass (resta solo per recarsi in ospedali ed RSA fino a fine 2022, quindi l’obbligo resta per chi ci lavora).
Stop all’obbligo delle mascherine al chiuso.
Stop all’obbligo di quarantena dopo il contatto con un positivo.
Scuola: dad solo per i positivi.
15 giugno
Fine obbligo vaccinale (resta solo per chi lavora in ospedale ed RSA).
Altre Notizie
Perché la musica ci dà i brividi.
Un profilo di Zelensky scritto in tempi non sospetti.
Il Tweet


Quando si dice andarsela a cercare. Il ministro del cultura Dario Franceschini reclamizza la sua proposta di fornire mezzi e risorse per ricostruire il teatro di Mariupol, bombardato in settimana. In risposta, ovviamente, ottiene tanti “e i soldi per la ricostruzione di Amatrice dove sono?!”. Polemiche sconnesse che dimostrano come in questa fase il politico non dovrebbe esporsi troppo alla propaganda facile.
SWIFT (acronimo per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) è una società che esiste dal 1973 e ha sede in Belgio. Non è un sistema di pagamento, né una banca, ma una piattaforma di scambio di messaggi telematici per gli istituti bancari, una delle principali per gestire una serie di servizi, tra cui appunto i pagamenti internazionali (il Post). Talvolta il codice SWIFT (o in alcuni casi BIC) è visibile anche sulle nostre carte di credito. Quando effettuiamo un pagamento internazionale identifica l’istituto di credito al quale facciamo affidamento.
Sede legislativa della Repubblica federale russa, l’equivalente del nostro parlamento.
Segretario del partito comunista cinese.